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domenica 30 marzo 2014

Brunori @ Atlantico Roma - Live Report

All'Atlantico di Roma la Brunori Sas porta in scena il suo ultimo lavoro, Il Cammino Di Santiago In Taxi. L'ottima impressione lasciata dal disco trova riscontro anche nell'esibizione dal vivo dei nuovi brani.
Dopo l'apertura affidata a Nicolò Carnesi che ha presentato il suo nuovo album in uscita il 1 Aprile, ecco arrivare sul palco Dario Brunori che con il suo piano ci introduce in Arrivederci Tristezza quasi un invito ad allontanare quella malinconia che lo ha accompagnato nei primi due dischi. Ma lo spettacolo è diviso in due parti. Per la parte musicale sembra quasi di assistere a due concerti diversi in base allo strumento utilizzato da Brunori. Si va dai ritmi veloci e orecchiabili quando sta alla chitarra a toni molti più soffusi e malinconici quando invece si siede al pianoforte. Ma Dario Brunori dimostra di saperci fare in entrambe le circostanze, portando il pubblico romano a più ovazioni sia sui pezzi nuovi che su quelli dei precedenti lavori. Kurt Cobain, Mambo Reazionario hanno la stessa ottima accoglienza che ricevono pezzi “storici” come Guardua '82 o Tre Capelli Sul Comò. Dopo l'uscita dal palco e il conseguente rientro gli ultimi due pezzi Sol Come Sono Sol e soprattutto Rosa mandano in visibilio il pubblico che non poteva chiedere di meglio al cantautore calabrese.
Ma il concerto vive anche di altro. Vive di Dario Brunori e della sua semplicità che lo portano a scherzare sul palco con il pubblico, un botta e risposta che ricorda un Guccini d'annata, e che mostra un lato umano che spesso i cantautori italiani tengono nascosto. E così tra pigiami e pantofole, slogan elettorali un po' sui generis, pose impostate per i fotografi con smartphone e incitazioni alla rissa “perché stufo di vedere nei suoi concerti la gente abbracciarsi” , il pubblico apprezza ampiamente anche questo lato di Brunori che spesso nelle sue canzoni non traspare.
A mio avviso il modo migliore per valutare la riuscita di un concerto è vedere i volti del pubblico all'uscita. Ecco ieri sera Brunori ha fatto andare via tutti con il sorriso sulle labbra, sintomo di una riuscita quasi perfetta della serata.

Setlist :

Arrivederci tristezza
Pornoromanzo
Il Santo Morto
Lei, Lui, Firenze
Kurt Cobain
Nessuno
Come stai
Fra milioni di stelle
Meglio di niente
Paolo
Mambo reazionario
Domenica notte
Vigilia di Natale
Le quattro volte
Italian dandy
Tre capelli sul comò
Guardia ’82


Encore :
Sol come sono sol
Rosa

giovedì 27 marzo 2014

Recensione Johnny Cash - Out Among The Stars

Arriva a distanza di trent'anni dalle registrazioni vere e proprie Out Among The Stars di Johnny Cash. Disco scartato dalla casa discografica a metà degli anni '80 e ritrovato dal figlio del cantante americano e di June Carter, e pubblicato postumo a undici anni dalla scomparsa di Cash.


Di pubblicazioni postume è piena l'intera industria musicale. Ma se nella maggior parte dei casi si tratta quasi esclusivamente di B-Side, Outakes, demo o materiale live, in questo caso ci troviamo davanti a un vero e proprio album, per come lo aveva concepito Johnny Cash. Disco registrato tra il 1981 e il 1984 e mai pubblicato dalla Columbia.
La figura di Johnny Cash è stata riscoperta e rivalutata da fine anni '90 e tutt'oggi è considerato uno dei più grandi esponenti della musica moderna. Ma a inizio anni '80 la situazione era del tutto diversa. I suoi dischi non vendevano più come prima, era ricaduto nelle dipendenze e il country non tirava più come prima. Per questo la Columbia decise di non pubblicare il disco che rimase in mano a Cash.


Il disco suona come se Cash lo avesse registrato pochi mesi fa. Non è invecchiato di un giorno. E ci dà un'ennesima prova della grandezza dello stesso Johnny. Riascoltare la sua voce in undici nuovi brani fa quasi venire la pelle d'oca. Anche perché questi undici brani ci presentano un artista in forma, ispirato nonostante tutte le avversità di quegli anni. Le canzoni sono una sorta di passaggio tra il vecchio e il nuovo Cash. È sulla falsariga dei suoi lavori di quel periodo, in cui riecheggia ancora il vecchio Johnny, ma con delle aperture a quella che sarà la fase finale della sua carriera. E poi ascoltare nuovamente la sua voce che si intreccia con quella della moglie June Carter ( Baby Ride Easy, Don't You Think It's Come Our Time )potrebbe anche far scendere un paio di lacrime a chi conosce bene la sua storia.



Un album che fa rivivere Cash a distanza di tanti anni. Un lavoro che fa contenti sia i fans sia chi non l'ha mai conosciuto e si avvicina per le prima volta a Johnny. Si perché come detto è un album che sembra registrato ora e non ha perso nulla nel corso degli anni. Un disco che è già ora è da considerare tra i migliori di questo 2014 nonostante abbia sulle spalle quasi trent'anni. 

sabato 22 marzo 2014

Recensione Management Del Dolore Post-Operatorio - McMao

Arriva dopo due anni di attesa il nuovo lavoro del Management Del Dolore Post-Operatorio, seguito di Auff!! del 2012. Le aspettative per questo McMao erano alte dopo l'ascesa che la band abruzzese ha intrapreso nell'ultimo biennio. Hanno fatto parlare di loro sia per l'ottimo esordio sia per il loro atteggiamento sul palco, sfociato nella censurata esibizione sul palco del Primo Maggio.

Auff!! ci aveva regalato il debutto di una delle migliori band emergenti del panorama nazionale. McMao prosegue la strada intrapresa dai ragazzi di Lanciano, mostrandoceli forse ancora più maturi dal punto di vista artistico. Li ritroviamo un po' meno punk rispetto al primo lavoro ma con un accento più marcato sul lato elettronico. E questo passaggio è segnato dal brano d'apertura ( La Scuola Cimiteriale ) che riesce a fondere le anime dei due dischi. Ma le origini non si scordano e le ritroviamo anche in altri brani ( La Pasticca Blu ). L'enorme passo avanti viene fatto però con i testi. Continuano a cantare delle brutture del mondo in cui viviamo. Un mondo di falsi miti ( James Douglas Morrison ), in cui regna il Dio denaro ( Oggi Chi Sono ) in un paese dove anche il cinema viene fatto in alta definizione per compensare la bassezza morale delle persone ( Il Cinematografo ).
Il tutto può essere riassunto dalla copertina, un dipinto che unisce il volto di Mao conciato come il clown del McDonald's, ad unire ideali ormai venduti al consumismo più sfrenato.


Una conferma importante per la musica italiana. Un'altra band che dimostra tutto il proprio valore e non si ferma al solo interessante debutto. Un'altra band italiana che fa capire come si possa fare dell'ottima musica in Italia e avere successo, senza dover scendere a compromessi.

domenica 16 marzo 2014

Hai Paura Del Buio? - Afterhours

Torna a diciassette anni di distanza dalla sua uscita, con un edizione speciale, Hai Paura Del Buio? degli Afterhours. La band capitanata da Manuel Agnelli ripropone il loro disco più famoso in versione rimasterizzata e con un secondo disco in cui le canzoni di HPDB? vengono riproposte in versioni alternative e con la collaborazione di numerosi artisti italiani e stranieri.

La riedizione del disco più importante della band milanese arriva dopo essere stato eletto miglior disco indipendente degli ultimi venti anni da parte dei giornalisti e degli ultimi quindici secondo il pubblico.
Un disco che ha rappresentato uno spartiacque per la musica italiana. Il paragone può essere azzardato ma Hai Paura Del Buio? ha rappresentato per la musica del nostro paese quello che Nevermind ha rappresentato a livello mondiale. Ha sdoganato un genere musicale che non hanno inventato gli Afterhours, ma loro lo hanno portato a un pubblico molto più ampio rispetto al passato.
In HPDB? si può trovare l'essenza degli Afterhours. Quella che già si era ascoltata nella svolta di Germi, diventa sempre più marcata in questo album. Nelle diciannove tracce dell'album c'è dentro di tutto, dalla furia più punk ( Dea, Lasciami Leccare L'Adrenalina, Sui Giovani D'Oggi Ci Scatarro Su ) a suoni che cavalcano l'ondata Grunge ( Male Di Miele ) senza però scordare pezzi più melodici ( Rapace, Come Vorrei, Mi Trovo Nuovo ). il tutto condito dai testi di Manuel Agnelli che vanno a creare immagini esplicite e violente, come del resto è lo stile del disco.


In questa nuova versione troviamo un secondo disco in cui tutti i brani vengono risuonati e riarrangiati e vedono la partecipazione di diversi artisti internazionali e italiani. Mark Lanegan, Afghan Wings, Nic Cester, Samuel Romano, Bennato, Finardi, Vasco Brondi solo per citarne alcuni vanno a reinterpretare i brani di questo album storico. Quando si fanno questo tipo di operazioni ovviamente è difficile che tutti i brani vengano apprezzati nel confronto con l'originale, soprattutto quando gli artisti che vengono a collaborare lasciano una loro impronta nel brano. Anche in questo caso ci sono momenti più riusciti di altri, come l'armonica di Bennato in 1.9.9.6. o Il Teatro Degli Orrori che ripropone Dea alla loro maniera. I Ministri riescono a rendere se possibile ancora più furiosa Sui Giovani D'Oggi Ci Scatarro Su, e da apprezzare anche il lavoro dei Luminal che offrono una loro versione di Elymania. 
 

Un disco che ancora oggi a distanza di quasi vent'anni non risulta invecchiato in nessun singolo aspetto. Hai Paura Del Buio? riceve il tributo che gli spetta e a omaggiarlo arrivano artisti dall'indiscusso valore. A pieno titolo va catalogato come uno dei dischi più importanti che la musica italiana ci abbia mai regalato.

venerdì 14 marzo 2014

Recensione Lume - Lume


Franz Valente ( Il Teatro Degli Orrori ) , Andrea Abbrescia e Anna Carazzai ( Love In Elevator ) uniscono le loro forze sotto il nome di Lume, band nata dalla collaborazione dei tre musicisti nell'ultimo tour dei Love In Elevator e che li vede arrivare alle stampe col primo album, Lume.



Franz Valente è uno dei componenti più attivi de Il Teatro Degli Orrori nel lavorare fuori dal gruppo. Ha collaborato con Appino, coi Love In Elevator e dalla fine del 2012 forma insieme ai due amici Abbrescia e Carazzai i Lume.
Questo primo lavoro della band raccoglie le idee che i tre musicisti hanno raccolto in questo anno vissuto insieme. E il risultato è una miscela degli stili e dell'influenza di tutti e tre. Dodici brani a se stanti, che vivono di vita propria, che però si mescolano alla perfezione tra loro. Pezzi aperti ( Lucky Number, Bad Daughter, Bye Bye Baby, The Twee Twee Dance ) si intrecciano con tracce maggiormente oscure ( Joke, Sparks Were Flying, Domino ) il tutto legato da una coerenza musicale che mette in risalto le doti di ogni singolo interprete. Con la splendida voce di Anna Carazzai che sembra dare una spinta decisiva a ogni pezzo.



Un debutto con i fiocchi per i Lume. Le singole qualità degli artisti non erano in discussione ma riescono a unirle in maniera ottimale, andando a creare intrecci leggeri e sofisticati, chiari e scuri, per un disco che ad ogni singolo ascolto diventa sempre grande e complesso.


martedì 11 marzo 2014

Recensione The Fiftyniners - Hard Times


Hard Times è il quinto lavoro per la band abruzzese The Fiftyniners. Attitudine Punk unita a una passione per il Rockabilly. Il risultato è un sano e puro Rock & Roll che difficilmente non coinvolgerà chi ascolta. Hard Times trasuda voglia di divertirsi facendo musica. E voglia di divertire chi ascolta. Senza troppo impegno il disco scorre via velocemente, traccia dopo traccia, lasciando sempre in testa qualche riff o qualche ritornello che ti accompagna per le ore a venire.
Ma sarebbe anche limitante riferirsi a questo lavoro solo come un divertissement perché i tre musicisti dimostrano di saperci fare anche in altri ambiti. Si va dai toni cupi vicini all'hard rock ( My Sister Never Sleeps ) ai suoni vicini all'alternative anni '90 ( Hard Times ) a suoi quasi western ( Rats Behind My Comb ) fino alla sfuriata finale che va a sfiorare quasi il metal ( Fashion Of Rock & Roll ).


Hard Times è un disco che si può sia sentire che ascoltare. Va bene in ogni ambito. Sia che si ha voglia di metterlo di sottofondo per accompagnamento, sia se si ha voglia di ascoltare della musica fatta veramente bene da un gruppo ormai collaudato e che sa benissimo quello che vuole dalla propria musica.

mercoledì 5 marzo 2014

Recensione Le Luci Della Centrale Elettrica - Costellazioni

Costellazioni è il nuovo album de Le Luci Della Centrale Elettrica, che arriva a distanza di quattro anni dall'ultimo Per Ora Noi La Chiameremo Felicità. Vasco Brondi si presenta con quindici nuovi brani anticipati dal singolo I Destini Generali. Il disco vede la partecipazione di Federico Dragogna dei Ministri.



Il mio approccio verso questo nuovo album di Vasco Brondi è stato abbastanza classico. Mi sarei aspettato la sua chitarra, la sua voce, la sua malinconia, i suoi testi surreali e le sue urla per enfatizzare i concetti chiave dei brani. Quello che mi sono trovato davanti può essere definito spiazzante. Costellazioni è un disco che viaggia. Si parte da Ferrara e si arriva alla Luna, passando per l'Ex Jugoslavia, per il Sud America per Milano e per Roma. E viaggia pure a livello di citazioni andando a toccare diversi artisti della nostra storia, da De Andrè ( Una Cosa Spirituale ) a un Battiato d'annata ( Ti Vendi Bene ) e arriva fino ai Sonic Youth e gli Smiths ( I Sonic Youth ).





Ma la cosa veramente spiazzante è il lato artistico dell'album. Scordate il dischi precedenti di Vasco Brondi perché non si trova quasi traccia del suo passato in questo lavoro. La chitarra che lo ha accompagnato per anni viene messa in secondo piano per lasciare spazio a tastiere, synth, chitarre elettriche e anche all'ukulele. Vasco Brondi dimostra un grandissimo coraggio ad abbandonare la strada abitudinaria per tentare qualcosa di completamente nuovo. E il risultato è eccellente. Dentro si può trovare dal Punk ( Firmamento ) alla dance ( Ti Vendi Bene ) fino ad aperture nettamente pop. E ovviamente anche i testi risentono di questa svolta. Scompare per un po' la malinconia e la disillusione dei precedenti lavori, per aprirsi a testi più solari e a tratti quasi felici. Ma il principale pregio è che il disco cresce ad ogni ascolto. Ogni volta si può notare qualcosa di nuovo che era sfuggito in precedenza e lo rendono sempre più grande.




Il ritorno de Le Luci Della Centrale Elettrica è in grande stile, con un lavoro complesso e variegato. Un lavoro che probabilmente scontenterà molti dei fan storici della band che si erano abituati ai suoni dei precedenti lavori ma che è la dimostrazione che Vasco Brondi non è solo un menestrello degli anni zero, ma è molto di più.

martedì 4 marzo 2014

Recensione Salvo Mizzle - Via Zara


Arriva il primo lavoro intero per Salvo Mizzle, cantautore da San Giovanni Rotondo, che dopo aver militato in diverse band della zona, tra grunge e alternative, prende la sua chitarra e decide di mettersi in proprio. 


Tra aperture noise, richiami blues, chitarre acustiche e un accenno di psichedelia si intuisce subito che Salvo ha alle spalle tante e varie esperienze a cui attingere. Ma sono tutti accenni perché è la sua voce e la sua chitarra che la fanno da padrone. Nove brani prettamente acustici in cui il cantautore pugliese canta un misto di amarezza e ironia, dettati sia dagli anni in cui viviamo, sia da esperienze passate che segnano inevitabilmente anche i testi ( se solo fossi quello che dici di essere saresti sicuramente meglio del mio cesso/che di stronzi ne conosce /stanne certo non ha nulla da invidiarti ). Testi sul tempo che passa ( I Giorni Di Coppella ) sull'amore ma non smielato, anzi raccontato con una carica d'ironia ( Unoraquekkenduro, Via Zara ) per arrivare a una critica anche a se stesso nella finale * .


Sicuramente un valido debutto per Salvo Mizzle, che mostra anche una maturità artistica che di solito è il punto debole degli esordi. Un punto di partenza da cui partire per continuare a evolversi e trovare la propria strada musicale.