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domenica 27 aprile 2014

Recensione Damon Albarn - Everyday Robots

Damon Albarn non sta fermo un attimo. Tra tour con i Blur e vari progetti paralleli, trova anche il tempo per un disco da solista. Everyday Robots segna il suo ritorno da solo dopo diversi anni. Disco che vede anche la collaborazione con Brian Eno che presta la sua voce in due brani ( Heavy Seas Of Love e You And Me ).
Everyday Robots si discosta totalmente da quello che abbiamo imparato a conoscere di Damon Albarn. È un disco intimo e personale, senza veri e propri picchi, ma che vive nella sua malinconia e a tratti cupezza. A fare la voce grossa c'è il pianoforte e le basi elettroniche, con la chitarra messa quasi totalmente da parte, in cui si sente però la voglia di provare a fare qualcosa di diverso e molto lontano dal classico stile di Albarn.
E se in Heavy Seas Of Love si può sentire forte la mano di Eno, le altre undici tracce del disco scorrono senza picchi, mantenendo quasi sempre la stessa andatura e non lasciando spazio a nient'altro che alla voce di Albarn.



Un lavoro diverso da quello che ci ha abituato a sentire con i Blur e con i Gorillaz, ma non per questo di qualità inferiore. Un disco forse difficile e non adatto ad un ascolto leggero, ma che è probabilmente il più personale del cantante londinese. E comunque è un ottimo modo di passare il tempo in attesa del ritorno discografico dei Blur.

sabato 26 aprile 2014

Recensione Gnu Quartet In Prog - Karma

Il prog anni '70 è stato uno dei movimenti più importanti nella storia della musica moderna. Ha portato la musica a un livello superiore. Fu un periodo meraviglioso difficilmente ripetibile, ma che va omaggiato in ogni forma possibile. Ed è quello che fanno gli Gnu Quartet, prendendo cinque brani di altrettante band storiche e li ripropongono alla loro maniera, più un sesto brano di loro creazione.
Karma è il debutto di questo quartetto dopo anni di collaborazioni, sia di gruppo che singolarmente, con i più diversi artisti italiani. E decidono di debuttare rendendo omaggio a un periodo magico della musica mondiale. E lo fanno in modo molto particolare, visto che i quattro musicisti usano violino, flauto, viola e violoncello.
Vengono riletti brani che hanno fatto la storia della musica come Roundabout ( Yes ), Peaches En Regalia ( Frank Zappa ) o Hairless Heart ( Genesis ) con una maestria degna degli artisti originali. L'utilizzo degli archi conferisce una nuova vita a questi brani, che mantengono l'originale melodia, ma sanno anche essere originali e innovativi. Molto fedeli all'originale risultano invece le altre due cover, forse anche per la presenza di ospiti legati a quei brani. E se in Concerto Grosso 1, I Tempo, Allegro la presenza alla chitarra di Andrea Maddalone che nei New Trools ci ha militato aiuta non poco alla fedeltà del brano, in The Great Gig In The Sky la protagonista è la voce di Durga McBroom-Hudson, la vocalist originale di un brano magico. Capitolo a parte lo merita Stereotaxis, unico brano originale degli Gnu Quartet presente nel disco. Una lunga suite di nove minuti in cui si sente l'amore per il prog, ma anche le origini jazzistiche dei musicisti.
Karma è un lavoro che manderà in estasi gli amanti del prog e non solo. La qualità artistica dei singoli musicisti esce fuori in ogni frangente andando a creare un armonia quasi perfetta, anche se su brani già sentiti migliaia di volte. E le premesse per le loro creazioni sono ottime, quindi non resta che aspettare nuovo materiale da loro prodotto per continuare ad apprezzarli.

Tracklist :

01 Peaches En Regalia (Frank Zappa)
02 Roundabout (Yes)
03 The Great Gig In The Sky feat. Durga McBroom-Hudson (Pink Floyd)
04 Stereotaxis (GnuQuartet)
05 Hairless Heart (Genesis)
06 Concerto Grosso 1, I Tempo, Allegro feat. Andrea Maddalone (New Trolls)

martedì 22 aprile 2014

Recensione Caparezza - Museica

Caparezza torna a distanza di tre anni da Il Sogno Eretico, con questo nuovo lavoro Museica. Si tratta del sesto lavoro per il cantautore di Molfetta. Il disco è stato anticipato da due singoli, Cover e Non Me Lo Posso Permettere.

La sua strada Caparezza l'ha già trovata da un paio di dischi a questa parte. A partire da Le Dimensioni Del Mio Caos il rap vero e proprio è stato messo un attimo da parte per lasciar spazio all'ispirazione del cantautore pugliese. Negli ultimi lavori si è spaziato dal Reggae all'Hard Rock al Pop andando anche a toccare l'Elettronica. Museica rappresenta la naturale evoluzione lungo la strada presa da Caparezza ormai da un lustro a questa parte. È un disco molto più Rock rispetto al passato, ma vediamo anche l'entrata in scena di archi e piano in alcuni frangenti, quasi a dare un tocco di ricercatezza maggiore rispetto al passato.


Ma la parte fondamentale dei dischi di Caparezza sono sempre stati i testi, e questo lavoro non si discosta dai precedenti. Michele Salvemini si dimostra ancora una volta il migliore in Italia in questo preciso momento storico a mettere parole una accanto all'altra. Si va sempre a scavare nelle brutture e nelle contraddizioni del nostro paese, senza mai giudicare, ma mettendo a nudo tutti i difetti del nostro Bel Paese. Dai politici al popolo nessuno viene risparmiato dalla mannaia di Caparezza, il tutto raccontato in una sorta di un viaggio in un museo, in cui il bello dell'arte viene messo a paragone con il brutto dei nostri tempi.
Se nei precedenti lavori era presente una sorta di filo conduttore a unire ogni singolo brano all'altro, alla stregua di veri e propri concept album, questo Museica risulta meno legato, un disco in cui i diciannove brani hanno vita propria e possono tranquillamente essere estrapolati dal contesto senza per questo fargli perdere di forza. Ed il risultato è bellissimo. Come una sorta di vero e proprio viaggio in una galleria d'arte in cui si fa fatica a scegliere il proprio quadro preferito, in questo album si fa fatica a elevare un singolo brano sugli altri visto che ogni episodio risulta riuscitissimo.



Con Museica Caparezza dimostra ancora una volta, anche se non ce n'era bisogno, di essere uno dei migliori artisti italiani di questi anni 2000. Un disco che suonerà molto meno facile e immediato rispetto al passato, ma che andrà risentito più e più volte per cogliere appieno la grandezza che c'è al suo interno. 

venerdì 18 aprile 2014

Recensione The Afghan Whigs - Do To The Beast

Dopo sedici anni dall'ultimo lavoro in studio, tornano gli The Afghan Whigs. Do To The Beast è figlio di una reunion parziale della band, con protagonisti Greg Dulli e il bassista John Curley. Da notare invece l'assenza dell'altro chitarrista Rick McCollum.

Le reunion hanno sempre un retrogusto amaro. Le aspettative sono sempre alle stelle e spesso non portano ai risultati che vorrebbero i fan. Questa della band di Cincinnati è partita già da un paio d'anni con una serie di concerti ( in Italia al fianco degli Afterhours del loro amico Manuel Agnelli ). Il risultato è un disco che ricalca il passato della band, anche se condizionato dalla carriera solista di Dulli. È un disco cupo e oscuro come al solito della band, ma molto più lineare rispetto al passato.
Degne di nota sono sicuramente le ballate presenti in Do To The Beast ( It Kills e Can Rova ) influenzate come sempre dalla musica nera americana, così come il lungo finale diviso in tre parti ( Royal Cream, I Am Fire e These Sticks ) in cui esce la vera anima rock della band.



Un lavoro decisamente ben riuscito, che fa rivivere i fasti del passato della band. Uno dei gruppi più sottovalutati dell'interno panorama musicale internazionale che si spera venga riscoperto grazie a questo lavoro. 

sabato 12 aprile 2014

Zen Circus @ Blackout Roma - Live Report

Gli Zen Circus ormai sono una delle realtà più consolidate del panorama musicale italiano. Sfornano dischi ottimi e dal vivo sono una forza della natura. E anche al Blackout a Roma dimostrano ancora una volta di essere in uno stato di forma invidiabile.
In un atmosfera bollente, e non solo per il concerto, la band pisana porta in scena l'ultimo, ottimo, lavoro Canzoni Contro La Natura. Anche se la maggior parte dello show è incentrata sui precedenti successi della band, anche i brani tratti dall'ultima opera riscuotono un certo successo.
Introdotti dalle parole di Giuseppe Ungaretti si parte con Canzone Contro La Natura e Gente di Merda che non fanno altro che surriscaldare ancora di più l'ambiente. Ma è su Vent'Anni che il pubblico del Blackout inizia a essere parte integrante dello show e lo sarà per tutta la durata dello spettacolo.
Karim, Ufo e Appino sono ormai rodatissimi dal vivo e sanno gestire il pubblico a loro piacimento. Sanno quando alzare i toni e quando rallentarli, e sanno far fronte anche ai problemi tecnici che gli si parano davanti durante il live. E se con Andate Tutti Affanculo, L'Amorale e Vai Vai Vai! Scatenano l'entusiasmo della folla, imbracciate le chitarre acustiche rilassano un po' l'ambiente con Figlio di Puttana e Aprirò un Bar. C'è gloria anche per Karim e il suo strumento “sumero” durante Mexican Requiem e Ragazzo Eroe.
Dopo aver annunciato l'elezione di Abdul a nuovo ministro del commercio tunisino e aver mandato in onda il TG con le notizie “principali” della giornata eccoli tornare sul palco con gli ultimi cinque brani suonati tutti di un fiato.


Dopo il nuovo lavoro gli Zen Circus danno l'ennesima prova anche dal vivo di essere una delle migliori band che circolano in Italia. Vederli dal vivo è una gioia per chi li ascolta, danno veramente l'anima per il loro pubblico, che apprezza particolarmente e non si risparmia per loro.

mercoledì 9 aprile 2014

Recensione The Bastard Sons Of Dioniso - The Bastard Sons Of Dioniso

Dal secondo posto a X-Factor nel 2009 di tempo ne è passato per i tre ragazzi trentini. E ora a distanza di tre anni da Per Non Fermarsi Mai arriva il nuovo lavoro dei The Bastard Sons Of Dioniso.

I talent show non sono mai stato terreno fertile per il rock. Forse perché il target verso cui sono rivolti non è fatto da chi ama certa musica. Ma questi tre ragazzi conquistarono tutti, compreso il sottoscritto, per il loro modo di fare musica, scanzonato e con venature punk, ma soprattutto colpirono le loro doti musicali, doti che li hanno portati ad aprire concerti di artisti come Green Day, Robert Plant e Ben Harper. E se in quei primi anni era la voglia di far festa quello che li spingeva a salire sul palco e fare casino, ora li ritroviamo cresciuti e maturati.
Lo stile è sempre quello, legato a doppio filo con il punk degli anni '90, ma gli anni che passano hanno aggiunto un filo di amarezza nei testi che in passato non trovavamo. E si cresce anche musicalmente e quindi non stupiamoci di trovare degli archi ( Trincea ) o dei cori montanari ( Precipito ) sinonimo di una voglia di provare a fare qualcosa di diverso dal solito. Ma anche quando restano su suoni a loro più familiari ci dimostrano ancora una volta di essere una realtà importante nel nostro paese.



Un lavoro solidissimo, prodotto ottimamente e suonato alla perfezione per una band che nonostante il clamore provocato dalla loro improvvisa popolarità ha dimostrato che non c'è bisogno di scendere a compromessi per realizzare un sogno.

martedì 8 aprile 2014

Recensione Lacuna Coil - Broken Crown Halo

Settimo album per la band italiana che probabilmente è la più conosciuta a livello mondiale. Disco che arriva dopo lo scisma di inizio 2014 che ha visto l'abbandono dei Lacuna Coil da parte del chitarrista Cristiano Migliore e del batterista Cristiano Mozzati, rispettivamente rimpiazzati da Marco Emanuele Biazzi alle sei corde e da Ryan Blake Folden dietro le pelli.

Broken Crown Halo è stato però registrato prima della fuoriuscita dei due membri dalla band, quindi si può definire ancora fatto dalla formazione “storica” del gruppo.
La strada scelta dalla band è quella che li ha resi famosi nel mondo. Un Metal molto orecchiabile e contaminato da tante altre cose, Goth e Nu Metal su tutto, e proprio questo mix di suoni e generi rende la band molto più fruibile rispetto ad altre più puriste del genere.
Cristina Scabbia come sempre dimostra di essere una delle migliori interpreti della sua generazione, ed è anche da elogiare il lavoro svolto da Andrea Ferro che ricopre un ruolo molto più ampio e vario rispetto ai precedenti lavori.
Questo nuovo lavoro dei Lacuna Coil scorre via senza intoppi e senza veri e propri picchi, mantenendo per tutta la sua durata un livello più che discreto, senza far gridare al capolavoro e senza però essere infamato. La nota più positiva è il brano di chiusura del disco, One Cold Day, che con i suoi toni epici si innalza dalla media del disco.



I Lacuna Coil non se la sentono di allontanarsi dalla loro musica e non propongono nulla di nuovo rispetto al loro passato. Ma è quello che sanno fare e dimostrano ancora una volta di saperlo fare decisamente bene. Un disco che non farà cambiare idea a nessuno sul gruppo milanese, chi li apprezzava prima continuerà a farlo e chi invece non era convinto si terrà tutti i propri dubbi.

giovedì 3 aprile 2014

Recensione Tinturia - Precario

I Tinturia sono per certo i portabandiera, ormai da anni, di una frizzante scena musicale siciliana. Abbandonato ormai da anni il dialetto per le loro canzoni, stanno riscuotendo un ottimo successo anche nel resto della penisola. Arriva ora il loro nuovo lavoro Precario anticipato dall'omonimo singolo.

Con l'aiuto di Roy Paci alla produzione, vede la luce il nuovo album della band siciliana. Album che vede inoltre le collaborazioni con Bunna degli Africa Unite  ( Cercasi Rivoluzione ), Vincenzo Presta e Marco Pettinato.
La contaminazione sonora è la base del lavoro dei Tinturia, come dimostrato nei precedenti lavori, e questo nuovo disco non fa eccezione. Se Una Vita Normale è un Rock abbastanza classico che guarda al pop, e Cercasi Rivoluzione è un Reggae con la complicità di Bunna, tutto il disco è pervaso da una commistione di generi che in fondo è la vera natura della band siciliana. E qua e là si può scorgere lo zampino di Roy Paci, con molti suoni riconducibili al trombettista di Augusta. 

Lello Analfino, come tutto il resto della band, è legatissimo alla sua terra. E se il legame in passato era dimostrato cantando in dialetto, in questo nuovo disco sono due le canzoni dedicate alla Sicilia. Isola che ci racconta la mancanza della propria terra quando si va via, e soprattutto la splendida Madre Natura che ricorda l'alluvione di Messina del 2009.
Ma è il senso di precarietà quello che attraversa molti dei testi di questo disco. Precario è la rappresentazione di una generazione che ormai vivono nell'instabilità da ormai un ventennio, che vorrebbero Una Vita Normale ma non gli è possibile, spesso per colpe non loro.

Un altro ottimo lavoro per la band siciliana. Magari meno scanzonato rispetto ai precedenti lavori ma molto più vicino alla realtà e, cosa non da poco, un disco confezionato alla perfezione. E di certo alcuni di questi nuovi brani dal vivo diventeranno subito dei classici della band.