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domenica 29 marzo 2015

Recensione Barely Awake - S/T

Nella vita, così come nella musica, si cambia e si cresce. Spesso ti influenzano in questo cambiamento chi ha intorno, o chi ascolti. Come succede alle persone, capita anche alle band. Ed è così che band che avevano fatto di un genere il loro credo, le trovi trasformate e soprattutto cresciute con il passare degli anni. Ed è così che ritrovo i Barely Awake dopo averli sentiti suonare dal vivo qualche anno fa. In questo loro debutto vero e proprio a livello discografico abbiamo un gruppo che nel corso degli anni è stato in grado di cresce ed evolversi, invece di restare duro e puro il che non li avrebbe portati probabilmente da nessuna parte.
Ed è così che il Metal che li ha portati in giro per l'Europa dal 2009 quando si sono formati, si trova in forma molto minore in questo S/T, primo vero album della band. Il Metal c'è ancora ma lascia ampi spazi di manovra, in cui la band dimostra di muoversi perfettamente. Psichedelia, sperimentazione, voglia di vagare con la musica. Non che le origini siano state dimenticate del tutto ma sono state integrate da altro, che crea una complessa struttura musicale difficile da reperire nel nostro paese. E si, il paragone che più ho letto per questo disco, cioè con i Mars Volta, calza a pennello.



Grande lavoro per la band pesarese, che con sedici brani riescono a portarci con loro nel viaggio che hanno fatto in questi anni. Un disco dall'ampio respiro internazionale che però può fare un gran bene a tutto il nostro movimento musicale.

martedì 17 marzo 2015

Recensione Dardust - Globetrotter - New Adventures In Lo-Fi

Dardust - 7



Suoni eterei e che sembrano venire da un altro mondo. Fusione perfetta tra elettronica e classica con pianoforte, archi e synth che si mescolano omogeneamente, senza prendere uno il posto dell'altro o viceversa. Con passaggi più legati al classico ( Sommergibile in aria) e esplosioni più moderne ( Invisibile ai tuoi occhi) e gioielli che non hanno bisogno di essere categorizzati ( Sunset on M). Sette brani totalmente strumentali, che riescono a parlare senza il bisogno di parole.

Globetrotter – Fibonacci

Il Math Rock può essere complicato. Sia per chi lo realizza, sia per chi lo ascolta. Serve un orecchio attento per capirlo appieno. Ma non sembra essere un problema per il duo beneventano Globetrotter, che con questo Fibonacci danno una impronta della loro idea di Math, facendolo sembrare anche più semplice di quello che in realtà è. Struttura simile per i sette ( o meglio sei) brani del disco, veloci e intensi, che variano dall'improvvisazione Jazzistica ( The March of Lefthanded Butterflies) a sfuriate che sono a un passo dal Metal ( Taurina, Boaka), ma anche sapendoli combinare creando un piccolo gioiello ( Untore).
Bellissimo lavoro per il duo campano, che è solo l'ennesima dimostrazione che se si vuole una musica diversa e di qualità in Italia si può fare.

New Adventures in Lo-FI – So Far

Quante volte vi sarà capitato di pensare di essere nati nel periodo sbagliato? Io penso sempre che avrei voluto avere vent'anni negli anni '70 (spero capiate il perché). Ecco i New Adventures in Lo-Fi vent'anni avrebbero dovuto averli vent'anni fa. Si perché la loro musica fatta di chitarre deve tutto agli anni '90 e a quel tempo ci riporta. Un velo di malinconia che avvolge tutto il disco ci accompagna per i nove brani di questo debutto, che non inventa nulla ma regala momenti leggeri e spensierati senza tralasciare la qualità.

Buonissimo debutto per questi tre ragazzi piemontesi. Perché in fondo quel periodo è stato formativo per tutti noi, e riviverlo ogni tanto non fa mai male. 

venerdì 13 marzo 2015

Recensione Luminal - Acqua Azzurra, Totò Riina

Nel panorama musicale indipendente italiano di questi tempi si sta sviluppando un movimento abbastanza consistente di band che hanno scelto una musica leggera e spensierata, che si rifà ai nostri anni '60-'70 ma con ovvi adattamenti ai suoni attuali. Ecco, i Luminal se ne fregano e vanno dall'altra parte. Non hanno alcuna intenzione di essere leggeri e carini, di fare giri di parole per cantare le virtù umane. Anzi loro cercano il peggio della società e ce lo raccontano direttamente, senza girarci intorno, ma buttandocelo in faccia.
Già dal titolo di questo nuovo lavoro, Acqua Azzurra, Totò Riina si capisce la contrapposizione tra il simbolo di quella spensieratezza e il simbolo del marciume del nostro paese. Storie di pornoattori al capolinea ( La vera storia di René Guenon pornoattore), di operai della Fiat incazzati ( L'operaio della Fiat II la vendetta), storie di desolazione umana ( Anna e il caldo che ha) intervallate a invettive contro il mondo finto che abbiamo intorno, andando a decostruire le nostre convinzioni e verità, fino ad arrivare a distruggere quelli che sono stati indicati come idoli ( Ammazza i tuoi idoli).
Il tutto con un tappeto musicale di tutto rispetto, con musiche che spaziano dall'elettronica all'Alt rock più puro. Echi Verdeniani ( Non riesco ad avere soddisfazione, Correre nel buio) si incrociano con richiami a una scena elettronica che sta facendo sempre più proseliti nel nostro paese. Stessa strada che avevano intrapreso nel precedente Amatoriale Italia, inserendo comunque quel furore Punk che aveva contraddistinto i primi lavori della band.


I Luminal si dimostrano ancora di più tra le più belle realtà che abbiamo nel nostro paese. Una band in continua crescita e che se ne frega di piacere al grande pubblico. Ma si fanno carico di raccontare la nostra realtà, e lo fanno decisamente bene.  

mercoledì 4 marzo 2015

Recensione The Pop Group - Citizen Zombie

Delle reunion ho sempre un po' di timore. Servono davvero? O come pensano molti sono solo operazioni commerciali? Impossibile dare una risposta, fatto sta che dopo trentacinque anni The Pop Group ritornano con un disco di inediti, ideale successore di For How Much Longer Do We Tolerate Mass Murder?.
In questo Citizen Zombie la voglia di sperimentare che ha reso celebre il gruppo è rimasta intatta, andando a svariare dal funk e post-punk che li aveva resi celebri, andando in punti estremi come il dub (Citizen Zombie) o l'elettronica ( Nations). Ma restando anche pienamente attaccati al loro passato con brani che avrebbero forse trovato posto anche nei loro album di fine anni '70 ( S.o.p.h.i.a, Box 9).

La cosa certa è che Mark Stewart e soci di cose da dire ne avessero ancora, difatti il livello del disco è più che buono, ma i tanti anni passati lontani l'uno dall'altri li ha portati su strada totalmente diverse in senso artistico. Con un piede piantato nel passato e uno che prova ad arrivare ai giorni nostri propongono undici brani che sembrano slegati tra loro, in cui è difficile trovare un filo conduttore, ma che se presi singolarmente risultano essere gradevoli e di ottima fattura. 

domenica 1 marzo 2015

Recensione Public Service Broadcasting - The Race For Space

L'uomo ha sempre sognato le stelle. Il gusto per l'ignoto e l'inspiegabile ha sempre attirato magneticamente l'uomo. Ed è sempre stato tra i temi centrali per l'arte del ventesimo secolo, il cinema su tutti. Ma neanche la musica è stata esente, a partire da quella Space Oddity che fece le prime fortune di David Bowie. Ed è il tema portante del secondo lavoro dei Public Service Broadcasting, The Race For Space.
Nastri originali dell'epoca della corsa allo spazio in piena Guerra Fredda, formano un collage in cui si parte dal discorso di JFK sulla conquista del cosmo, all'incidente dell'Apollo 1 e passando anche dall'altra parte con lo Sputnik e Gagarin. E il disco presenta anche una doppia copertina, appunto una per il lato americano e una per quello sovietico.


Ma il collage è anche musicale, perché se è vero che di base The Race For Space è un disco di musica elettronica, il viaggio viene fatto anche dal duo inglese alla ricerca di suoni sempre diversi. Dal Post-rock che ascoltiamo in The Other Side, ai ritmi Funk del primo singolo Gagarin, alla tragicità elettronica di Fire in the Cockpit, fino all'estremo quasi Techno di Sputnik. Una varietà di situazioni che evita il rischio di già sentito che spesso accompagna la musica elettronica.


I PSB si confermano su ottimi livelli dopo il disco d'esordio. E dimostrano di avere una fantasia e creatività più alta rispetto alla media. Accompagnate da una perfezione tecnica che riesce a inserire alla perfezione parole e discorsi di mezzo secolo fa, all'interno di un contesto musicale moderno ed elaborato, facendoli sembrare dei nostri giorni.