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giovedì 13 ottobre 2016

Gli Inguardabili - Recensione Pearl Harbor

Il dirigere questo film deve esser stata la prova più dura nella vita di Michael Bay. Ha dovuto attendere un'ora e venti minuti prima di poter mettere la prima esplosione nella pellicola. Un record per lui. E me lo immagino là, dietro la sua macchina da presa, a girare e rigirare quella scena. Perché le proprie passioni vanno vissute fino in fondo. Ma non vi preoccupate troppo per il regista, perché nei centodieci minuti successivi alla prima esplosione, ne infila dentro a più non posso.
Perché in fondo lo scopo ultimo di Michael Bay è quello. Dar fuoco, con grandi botti, a tutto il set. Attori compresi.


Un bel film è una commistione ti tanti elementi. Regia, sceneggiatura, interpretazioni, reparti tecnici. Ecco Pearl Harbor ha tutto questo.
Al contrario però.
Josh Hartnett, Kate Beckinsale e il mio amico Benpezzo di tufoAffleck fanno a gara a chi recita peggio. Con Ben Affleck che quando c'è da competere in questa categoria riesce sempre a uscirne vincitore a mani basse. Ci tiene a queste cose.
Di solito in questi film mi diverto a cercare l'attore che non c'entra nulla col resto. Quell'attore totalmente fuori contesto che ha la classica espressione di chi sta pensando : “Sono qua solo per i soldi”
E questa volta il nostro uomo è...(rullo di tamburi) Dan Aykroyd.
Dan, perché? Hai lavorato con Spielberg, Landis, Attenborough, Woody Allen e Michael Bay. Fossi in te cancellerei dal curriculum quest'ultima voce, fidati, quelli delle risorse umane ai colloqui le notano ste cose.
Ma la cosa di gran lunga migliore di questo film è la trama. Sono abbastanza sicuro che il revisionismo storico sia iniziato con questo film.
Wikipedia dice che i primi aerei giapponesi sorvolarono Pearl Harbor alle 7.15 di domenica 7 dicembre 1941. Ora qualcuno mi spiega cosa stracazzo ci facevano dei bambini in strada a giocare alle 7 di domenica mattina? E l'ammiraglio che, sempre alle 7 di domenica mattina, era vestito di tutto punto già a metà di una partita di golf? Caro Michael Bay ma i tuoi cosa ti costringevano a fare alle 7 di mattina della domenica? Ti mandavano ad arare i campi alle 7 di domenica mattina? Dimmelo Michael, sto in pena per te.
Oppure vogliamo parlare di come vengono descritti i soldati giapponesi in questo film? Praticamente un popolo medievale a cui hanno messo in mano delle bombe e degli aerei, con i modellini delle navi in una piscinetta (o una fontana, vedete voi) per simulare l'attacco e che si mettono le fascette in testa
prima di decollare, Rambo style. Però tutti hanno l'espressione da "stamo a fa na cazzata". Ma Michael Bay non vuole esser troppo cattivo e li riempie di senso della giustizia e quindi mentre sono in volo sopra Pearl Harbor fanno gesti ai bambini (si, quelli che giocano alle 7 di mattina) di allontanarsi e scappare...E neanche il tempo di finire l'attacco il generale giapponese è ormai certo di averla fatta la cazzata e lo dichiara al mondo con un emblematico : “Ho paura che abbiamo svegliato il gigante che dormiva” (il generale giapponese lo sa benissimo che gli americani ce l'hanno più lungo). Ovviamente la colpa è la mia che vado cercando credibilità storica in un film di Bay, ma tant'è.


In tutto questo marasma di incompetenza, nulla tocca i picchi di quello che gli sceneggiatori mettono in bocca agli attori. Un concentrato di retorica e banalità che farebbero sembrare un editoriale di Gramellini uno scritto sui massimi sistemi. Rivedendo il film ho avuto modo di prendere qualche appunto sulle migliori frasi che questo capolavoro dell'inguardabilità ci offre:
  • Dopo un minuto e mezzo di film, ripeto un minuto e mezzo, i due protagonisti da bambini ci deliziano con un “Patria di libertà, patria del coraggio”. Così, a buffo, senza motivo alcuno. E già qua si capisce l'andazzo del film.
  • “Caro Rafe, sapessi quanto mi manchi. È strano trovarsi dall'altro capo del mondo senza di te”. Kate Beckinsale scrive una lettera all'amato Ben Affleck mentre si trova in spiaggia alle Hawaii in bikini, come una influencer su Instagram ante litteram che posta foto al mare con citazioni filosofiche elevate.
  • “Tanti rimproverano voi yankee di non essere entrati ancora in guerra. Per parte mia le dico, che se ce ne sono altri come lei laggiù, guai a chi si troverà a combattere contro l'America”. Perché ecco, gli inglesi stanno in guerra da due anni a farsi ammazzare, ma gli americani ce l'hanno più lungo (di nuovo). Ed è giusto che il comandante inglese lo ammetta.
  • “A Pearl Harbor il fondale è troppo basso per gli aerosiluri e abbiamo reti antisommergibili. Qui c'è un solo pericolo, gli atti di sabotaggio”. Perché si, chi se li incula quei musi gialli, vuoi che ci vengono a cagare il cazzo a casa nostra? (Lo volete capire che ce l'hanno più lungo?)
  • Dulcis in fundo il nostro caro Josh Harnett, che dopo un atterraggio di emergenza in cui si è praticamente reciso la carotide e due colpi in petto sparatigli dai giapponesi, ha comunque il tempo di fare il classico discorsetto pre-mortem che tanto piace agli americani : “è inutile, non ce la farò. Ho tanto freddo, ho tanto freddo. Rafe mi fai un favore? Controlla bene le lettere quando scrivi il mio nome sulla lapide.”
E si potrebbe andare avanti più o meno per tutti i centonovantatre minuti del film, in quanto ogni singola battuta potrebbe essere oggetto di memorabilità, su tutto i dialoghi durante le scene di combattimento in volo. Più che dialoghi di soldati in guerra sembrano quelli miei e dei miei amici mentre siamo sul divano a giocare a Call of Duty.
E alla fine non importa che i giapponesi abbiano ucciso tremila soldati con l'attacco a Pearl Harbor, i nostri prodi sono andati di là con sedici aerei, hanno distrutto due fabbriche e hanno vinto la guerra con quell'attacco a Tokyo. E degli ottanta che parteciparono alla missione suicida la medaglia il presidente la conferisce solo a Ben Affleck, si vede che sul tufo risalta di più. O almeno questo ci dice Michael Bay.

giovedì 6 ottobre 2016

Recensione La Terza Guerra Mondiale - The Zen Circus

Gli Zen Circus sono diventati grandi. Fa strano dirlo per una band alle porte dei vent'anni di carriera e con nove dischi sulle spalle. Ma hanno ormai raggiunto una maturità artistica che fino al disco precedente andava e veniva. Una maturità che gli consente di suonare i dieci brani con solo chitarra, basso e batteria, tale e quale a come lo sentiremo dal vivo. Senza per questo aumentare la complessità del loro lavoro. Ma soprattutto inserendo nel disco dieci brani che sono potenzialmente dieci singoli per la loro forza.
La capacità degli Zen Circus di mettere in musica situazioni di tutti i giorni è da sempre il loro punto di forza, cantando delle nostre debolezze e bruttezze, mettendo in mostra l'enorme capacità cantautoriale di Appino che negli ultimi anni sta uscendo fuori in tutta la sua potenza. Senza per questo lasciare da parte la loro anima divisa tra punk, busker e rock alternativo, che ha fatto la loro fortuna in questi anni.
La Terza Guerra Mondiale, come vanno dicendo fonti ben più autorevoli, è già iniziata. E lo è anche per gli Zen Circus. É una guerra fatta di ignoranza e mancanza di cultura, un conflitto in cui quelli che erano Qualunquisti ora sono diventati populisti (Zingara – Il Cattivista), dove le “Piazze fanno la rivoluzione solo quando sono vuote” (Ilenia), in cui la vita di provincia fa schifo (Pisa Merda) ed è lo specchio di come si vive nel nostro paese. Un paese dove le relazioni umane sono scomparse (La Terza Guerra Mondiale). Una guerra sulle cui macerie camminiamo ogni momento delle nostre vite. Una guerra che ha portato gli Zen ha cantare di una disillusione mai così palpabile come in questo disco. Una guerra soprattutto con noi stessi, come cantano nella splendida L'anima non conta. Un brano “strano” per gli standard dei tre toscani, dichiaratamente pop ma che non perde l'anima degli Zen Circus e che la rende subito riconoscibile a chi li segue. Ma gli Zen tengono anche a rassicurarci che Andrà tutto bene in un finale che esplode in un brano di dieci minuti, assoluta rarità nella produzione della band.
Quelli bravi direbbero che siamo davanti a un disco solido, quadrato e maturo. Io mi fermo alla maturità ormai raggiunta dalla band, che con questo disco ricorda a chi lo dimentica troppo facilmente che nella scena indipendente italiana, gli Zen Circus sono ancora tra i primi della pista.

La mia su Batman v Superman : Dawn of Justice

Considero almeno due film, tra i vari fatti su Batman, alla stregua di capolavori. Il secondo Batman di Tim Burton e il secondo di Nolan rientrano tra i miei 10/20/30/nonsofareclassifiche preferiti. E altri due (il primo Burton e The Dark Knight Rises ) li considero comunque due grandissimi film. Ecco perché la visione di Batman v Superman destava in me una sorta di remora, così come la desta un qualsiasi nuovo disco di una delle mie band preferite. Quindi faccio subito outing: Tra i vari personaggi dei fumetti trasposti al cinema, Batman è di gran lunga il mio preferito.
Ma i miei dubbi nascevano da due principali motivazioni. In primis il mio malcelato odio nei confronti di Superman. In secondo luogo l'uomo a cui è stato affidato il progetto. Quello Zack Snyder che aveva già distrutto (mio parere sia chiaro) Watchmen. Ma anche autore di quella zozzeria rispondente al nome di 300, o quella roba immonda che era Man of Steel.
Non avendo mai scritto nulla riguardante il cinema, a parte di film che riguardano la musica, ho fatto una scaletta mentale in vari punti che proverò a rispettare. Proverò appunto.

PERSONAGGI E INTERPRETI
  • BATMAN : “Il miglior Batman di sempre”. Giuro. Me lo hanno detto e l'ho letto da più parti. Christian Bale e Michael Keaton stanno ancora ridendo dopo averlo letto. Ben Affleck assomiglia più che altro a un pezzo di tufo che viene spostato col muletto in giro per il set a cui dicono le battute da dire e basta, tanto l'espressione è sempre la stessa. Se quando siete in bagno vi guardate a uno specchio, ecco, quella sarebbe l'espressione che ha Affleck per tre ore di film. O più semplicemente è l'espressione che gli è venuta dopo aver letto per la prima volta il copione, senza più riprendersi.
  • SUPERMAN : Il supereroe più anacronistico di tutti i tempi, torna ancor più anacronistico di prima. Stavolta provano a mettergli i dubbi sulle sue azioni, ma durano il tempo di un minuto. E neanche Bruce Wayne che è un genio riesce a capire che Clark Kent e Superman sono la stessa persona, anche se li incontra entrambi faccia a faccia.
  • WONDER WOMAN : Bona, per carità. Nessuno lo discute. Ma il senso della sua presenza?
  • ALFRED : Jeremy Irons ha stampata in faccia la scritta : “Sto qua solo perché con Shakespeare non ce se magna”. La trattativa deve esser andata più o meno così :
Produttori : “Salve Jeremy, non è che verrebbe a fare Alfred nel nuovo Batman?”

Irons : “Mi date 10 milioni di dollari?”
Produttori : “Ok”
Irons : “Oh cazzo hanno accettato”
E avrà passato tutte le riprese a pensare : “eppure Michael Caine mi aveva avvisato...”

  • AQUAMAN : Un minuto in scena per entrare diritto nel cuore. La miglior imitazione dello Zoolander sirenetto mai vista.

  • DOOMSDAY : Soprassediamo.
  • LEX LUTHOR : Ecco. Parliamone. Batman e Superman soggiogati e manipolati da un poco più che adolescente. Messi uno contro l'altro da un personaggio che non fa che ripetere che Superman non è un Dio ma un demonio. Che il Lex Luthor di Zack Snyder sia un santone? Una critica alle sette religiose che tanto vanno di moda in America? Oppure l'aver usato Jesse Eisenberg (che in altri film ha dimostrato di essere anche un bravo attore) vuole farci intendere che il nemico è Facebook? Ai posteri l'ardua sentenza...

TRAMA

Di preciso non ho capito le motivazioni che spingono Batman a fare la guerra a Superman. La spiegazione che ci fornisce Snyder mi sembra un pochino labile (ha portato la guerra aliena sulla terra e a me non sta bene). Propenderei per altre ipotesi che guardando il film escono fuori. In primis Bruce Wayne rosica quando Superman demolisce il suo grattacielo, e avendo visto tutto il mondo perché il grattacielo è crollato, non può fare l'impiccio con l'assicurazione. Seconda ipotesi, e per me la più credibile, è che Batman “c'ha i pugni nella mani”(qua chi non coglie la citazione può informarsi), in pratica una sorta di gara a chi ce l'ha più lungo. E dopo uno scontro epico (una delle poche cose decenti del film è il combattimento tra Batman e Superman), quando Batman è lì lì per ammazzare Superman, il colpo di scena. L'uomo pipistrello scopre che le loro madri si chiamano allo stesso modo e capisce che l'alter ego di Clark Kent è nel giusto, e scoppia l'amore tra i due. Bene, bravi, bis.


Un film d'azione/supereroistico/fantascienza per funzionare alla grande, deve avere un grande cattivo. Perché diciamolo, del buono non frega un cazzo a nessuno. In Dawn of Justice il cattivo è totalmente assente. Si, ok, Lex Luthor e Doomsday. Uno vuole far scannare Batman e Superman perché boh, non si sa. Si fa aiutare da un mafioso russo (sugli americani il russo cattivo funziona sempre) e crea Doomsday. Qualcuno mi spiega perché da un umano e un alieno umanoide esce fuori un mostro che urla e mena senza sapere neanche perché lo sta facendo? Ah perché è un mostro cattivo costruito per uccide, con il carisma di un comodino. In pratica i cattivi di questo film li dimentichi durante i titoli di coda.
E assente in questo film sono due cose fondamentali, soprattutto se si parla di una storia inventata che parla di supereroi. Una è la sospensione d'incredulità. Vorrei conoscere una singola persona che ha visto il film che ad ogni azione non fosse in grado di dire cosa sarebbe successo immediatamente dopo. In secondo luogo la totale mancanza d'ironia. Ragazzi (si Snyder parlo con te) è un film di supereroi, gente in calzamaglia che salva il mondo dai cattivi. Già non è credibile di suo, se ci metti un tono e una solennità che neanche il Macbeth, tre ore diventano lunghe da superare.

REGIA

Zack Snyder, basta, davvero.

Potrei parlare ancora per ore di tutto quello che mi ha colpito in questo film. In realtà la prima stesura di questo post era lunga più del doppio e magari quando uscirà l'edizione Blu-Ray metto pure il resto (si ce l'ho con voi case di produzione che tagliate mezz'ora di film per far comprare i film dopo che li abbiamo già visti al cinema).

Avrei potuto parlare di Batman che marchia a fuoco i delinquenti per farli punire in carcere (perché? Qual è il senso?), Batman che uccide, Superman che sopravvive a un'esplosione ma nulla può contro una coltellata, degli errori tecnici di Snyder, del senso di vomito durante alcune scene e tante altre cose. Solo che inizio già a sentire i fan di Batman che mi suonano al citofono, quindi è meglio che mi fermi.