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giovedì 26 settembre 2013

Recensione Sting - The Last Ship

Pensando a Sting una delle prime cose a venire in mente è la sperimentazione. Si perché per buona parte della sua carriera è andato sempre dall'altra parte rispetto a quello che ci si aspettava. E ora dopo dieci anni dall'ultimo disco in studio datato 2003 ( Sacred Love ) si va di nuovo in un'altra direzione rispetto al previsto.

Annunciato come il nuovo album di inediti, dopo dieci anni abbastanza frenetici discograficamente, tra orchestre sinfoniche per la riproposizione di grandi classici e riscoperte della musica popolare e medievale inglese, anche The Last Ship lascerà l'amaro in bocca a chi aspettava un disco rock come quelli che lo avevano portato al successo con i Police. Quello che ci si para davanti è un disco folk, solo pochi giorni prima della pubblicazione si è saputo essere anche parte di un progetto ben più ampio che prevede queste canzoni come musical che andrà in scena nel 2014. Come sempre il nuovo disco di Gordon Sumner farà discutere sia pubblico che critica, tra innamorati e chi lo disprezzerà.


Il nuovo lavoro di Sting è quella che una volta veniva definita un'Opera Rock. Un disco che segue una storia, un suo senso, che va ascoltato dall'inizio alla fine, e da cui non si possono estrarre dei singoli, che tolti dal contesto renderebbero veramente poco. E come tutte le opere rock va ascoltata più volte per cogliere appieno il vero senso del tutto.
La storia che Sting porterà in scena con questo album è ambientata negli anni '80 nella natia Newcastle, con i suoi cantieri navali protagonisti. Quei cantieri navali che vedevano impegnato il padre di Sting in anni di lavoro, e che il padre stesso indicava al figlio per il futuro, altro che la musica!
Sting usa i toni popolari per rappresentare questa storia, musica che si poteva sentire nei pub britannici in quei periodi, riproposte dal nativo di Newcastle con la solita maestria e raffinatezza che da sempre lo contraddistinguono. Come detto in operazioni del genere è difficile estrapolare qualcosa dal contesto, ma abbiamo momenti in cui il vecchio Sting vuole mischiarsi con il moderno, e forse concepisce le parti migliori ( August Wind e The Ballad Of The Great Western ).



Un disco sicuramente non semplice, e che necessita di diversi ascolti per essere compreso e apprezzato a fondo, come detto senza saltare da una parte all'altra, ma seguendo il senso logico che Sting gli ha dato. Probabilmente il problema contro cui si dovrà confrontare il disco sarà culturale perché in questo periodo di musica usa e getta, il pubblico è ancora disponibile ad ascoltare un disco per intero, senza avere a disposizione quei due, tre singoli da poter ascoltare all'infinito?


Tracklist :



  1. The Last Ship
  2. Dead Man's Boots
  3. And Yet
  4. August Winds
  5. Language Of Birds
  6. Practical Arrangement
  7. The Night The Pugilist Learned How To Dance
  8. Ballad Of The Great Eastern
  9. What Have We Got
  10. I Love Her But She Loves Someone Else
  11. So To Speak
  12. The Last Ship

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