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domenica 27 luglio 2014

Recensione 7 Training Days - Wires

Chitarre distorte, tante influenze e un sound deciso e potente. Questi sono gli ingredienti principali di questo nuovo lavoro dei 7 Training Days. Wires arriva dopo otto anni di attività della band, che li ha visti pubblicare un disco e un EP negli ultimi tre anni.
E questa esperienza maturata in quasi un decennio di attività la si ritrova in questo loro nuovo lavoro, che lascia pochi spazi alle sbavature e ci offre una band solida e coesa.
Ritmi malinconici e sospesi, tanti brani che sembrano sempre sul punto di esplodere ma che poi si richiudo a ricciolo su loro stessi, lasciando quasi un senso di incompiutezza in chi li ascolta. Ma non deve essere visto come un difetto, anzi. È una chiara scelta della band che sembra voler lasciare sospesi gli ascoltatori in una sorta di limbo.
E come detto si sentono anche tante influenze. La maggior parte delle quali arrivano direttamente dagli anni '90 e da un certo tipo di musica alternativa. La via maestra tracciata un rock abbastanza orecchiabile e fruibile ai più, ogni tanto divaga andando a battere strade a volte vicine al post-rock ( I Will, The Greater Good ) e a volte invece più vicine a uno scanzonato Brit-pop ( You Are Not Me, Down By The River).


Ma il punto principale di qualsiasi disco al mondo è avere dei bei brani. E i 7 Training Days ne propongono dodici tutti decisamente buoni, in cui è difficile trovare un punto debole.

martedì 22 luglio 2014

Recensione Morrissey - World Peace Is None Of Your Business

Una ritrovata ispirazione. O meglio, guardare al passato per ritrovare l'ispirazione. World Peace Is None of Your Business è in sostanza un la ricerca di certezze, a livello artistico, dopo diversi anni, e diversi dischi, in cui queste certezze sembravano perse. Morrissey non torna quello di trent'anni fa, ma di certo si ripropone a più che discreti livelli dopo qualche lustro di produzioni non sempre all'altezza.
Un disco che non fa gridare al capolavoro, ma che ci ripropone un'artista con qualcosa da dire. I temi sono quelli che Morrissey va gridando ai quattro venti ormai da anni. Impegno animalista ( The Bullsfighter Dies), violenza sulle donne ( I'm Not A Man) e una sorta di demotivazione contro i poteri forti del mondo ( World Peace Is None Of Your Business).
Dal punto di vista musicale Morrissey fa quello che gli è sempre riuscito al meglio, fare Pop. Pop elegante e raffinato, che come detto guarda agli antichi fasti per cercare di tornare sulla cresta dell'onda. Non è un mistero che le parti migliori di questo nuovo album siano quelle che hanno un fortissimo sapore degli Smiths ( Istanbul, Kiss Me A Lot) ma anche l'acustica Mountjoy non sfigura per nulla. Ma a fare da contraltare ci sono anche alcuni bassi che fanno tornare alla mente il Morrissey degli ultimi lavori solisti.


Un disco nella media per un artista che purtroppo vede arrivare prima il suo nome rispetto alla sua musica. Purtroppo però quando ci si trova davanti a chi ha fatto la storia della musica non possiamo che aspettarci sempre qualcosa di più. Ma come detto è anche un notevole passo in avanti rispetto alla storia recente dello stesso Morrissey.

giovedì 17 luglio 2014

Recensioni L'Ordine Naturale Delle Cose - Palmer Generator - Plankton Dada Wave

L'Ordine Naturale Delle Cose - L'Ordine Naturale Delle Cose EP

L'Ordine Naturale Delle Cose nascono un anno fa e si presentano già con il primo EP, che porta lo stesso nome della band.
Suoni cupi e chitarre taglienti fanno da accompagnamento a una ricerca sonora che spazia dall'alternative alla psichedelia non risentendo di questo vagare in diversi ambiti sonori. Ma la cosa che risalta di più sono gli ottimi arrangiamenti, che tutto fanno pensare tranne che a una band al debutto. Unica nota un po' negativa è la voce che a tratti sembra andarsi a nascondere, invece di imporre la propria presenza, vista anche la presenza di testi più che buoni.
Solo quattro brani che però mettono in mostra doti notevoli. Ora sta alla band riuscire a sviluppare nel modo giusto.




Plankton Dada Wave - Haus Of Dada EP

Alcune band si prendono molto sul serio, quasi troppo. Per altre invece fare musica è un modo di divertirsi e divertire. I Plankton Dada Wave rientrano nella seconda categoria.
Questo nuovo EP Haus Of Dada ci regala sei nuovi brani perfetti per farci saltare e muoversi dall'inizio alla fine. Diciassette minuti di New Wave mista a Funk in cui si mettono in mostra anche doti tecniche notevoli. Una sorta di cazzeggio continuo ma sempre sotto controllo e carico di umorismo.
Secondo EP per il trio di Varese e ottima prova in tutti e sei i brani. E se è vero che c'è bisogno di musica impegnata, spesso anche del sano divertimento non è da disdegnare.



Palmer Generator - Shapes

Il confine tra vari generi è spesso labile. È un attimo passare da un lato all'altro e tornare indietro nel giro di un brano. I Palmer Generator con il loro secondo lavoro Shapes ci portano in un mondo fatto di suite lunghissime e cupe, quasi oscure, in cui spesso sembra di trovarsi davanti a un muro di suono. Stoner, Doom ma anche Post Rock. Questi sono gli ingredienti con cui la band marchigiana ci trascina in un viaggio di pezzi strumentali infiniti ( cinquanta minuti di disco per cinque brani), in cui a suoni giovani e pesanti, si mescola la voglia antica di non smettere mai di suonare.
Shapes è il classico lavoro che va riascoltato all'infinito per cogliere tutti i più piccoli dettagli che all'ascoltatore poco attento possono sfuggire a un ascolto superficiale. Ma ogni ascolto è valevole del tempo trascorso vista la qualità della musica dei Palmer Generator.

venerdì 11 luglio 2014

Recensione Sabrina Napoleone - La Parte Migliore

Viviamo in tempi difficili, e questo non dovevo dirvelo io. E questi tempi duri influenzano artisti nelle loro opere. Anche un'artista al debutto risente di tutta questa negatività che la circonda e la propria opera prima è lo specchio del mondo odierno. Sabrina Napoleone con questo suo debutto La Parte Migliore ci parla del disagio che viviamo in questi tempi. Disagio in amore, nei rapporti quotidiani, ma anche il disagio di vivere e di morire.
La privazione è l'argomento centrale dell'album, quella privazione per cui Sabrina Napoleone ringrazia chi le ha insegnato a lasciare agli altri la parte migliore ( La Parte Migliore ), che di suo è già una grande lezione di vita. Ma questa privazione la viviamo in ogni attimo della nostra vita. Che sia per nostra volontà o che sia per scelte di altri. La Parte Migliore è un disco che trasuda disillusione, raccontata con sensibilità e intimità. E anche se in alcuni passaggi si sente l'influenza di artisti che sono passati prima di lei ( Nada su tutte ), Sabrina Napoleone riesce a imprimere il suo marchio su ogni brano.
Anche per quel che riguarda la musica l'influenza della musica alternativa degli ultimi anni è molto forte, ma anche qui rielaborata per dare un tocco personale e mai banale. E questa voglia di provare la porta a sfiorare l'industrial ( Dorothy), la canzone d'autore ( Pugno di Mosche) senza però mai esagerare troppo e restando sempre nella strada maestra.


La Parte Migliore è un debutto eccellente per un'artista che si era già fatta conoscere nell'ambiente musicale. Un disco che trasuda eleganza e cultura ma senza mai voler essere superiore o saccente. Un disco intimo e personale ma che rispecchia lo stato d'animo di molti di noi.


Tracklist
01 – Fire
02 – L’indovino islandese
03 – Prima dell’alba
04 – La parte migliore
05 – Dorothy
06 – E’ primavera
07 – Insomnia
08 – Medusa
09 – Pugno di mosche

10 – Epochè

mercoledì 2 luglio 2014

Metallica @Rock In Roma 01/07/2014

La prima cosa che ho pensato quando ho letto mesi fa la scaletta del concerto dei Metallica a Roma, è stato che si sarebbe trattato di un occasione persa. Le canzoni scelte dal pubblico per la tappa italiana del Sonisphere Festival, che ha portato la band californiana nella capitale, sono stati i grandi classici della band. Ma il mio ragionamento nasce dal fatto che quello di ieri è stato il quarto live dei Metallica che ho visto, di conseguenza le canzoni proposte le avevo già ascoltate tutte nei loro concerti, e di conseguenza avendo la possibilità di scegliere i brani avevo optato per brani quasi mai proposti dal vivo. Ma nel corso del tempo ho compreso anche i tanti fans che probabilmente hanno visto per la prima volta i Metallica ieri, e che quindi avevano voglia di ascoltare i brani che hanno reso grande la band.
La partenza è fulminante con in rapida successione tre brani da quel Master Of Puppets che ha reso la band una delle colonne portanti del metal mondiale. Battery, Master Of Puppets e Welcome Home ( Sanitarium), introdotte come sempre dal video da Il Buono, Il Brutto e Il Cattivo con The Ecstasy Of Gold, incendiano immediatamente i più di trentamila accorsi all'Ippodromo delle Capannelle. E sentendo come vengono ancora proposte dal vivo comprendo ancora meglio perché il pubblico voglia continuare a sentirle. La scaletta propone brani del periodo d'oro della band, dal 1983 al 1991, da Kill 'em All al Black Album, come se tutto quello che c'è stato dopo non fosse mai esistito. E vengono suonate con una foga e una velocità che con il passare degli anni va aumentando invece che il contrario.
Ovviamente chi ha già visto uno show dei Metallica è cosciente del fatto che non assisterà ad uno spettacolo perfetto tecnicamente. Tutta quella velocità ogni tanto si paga in termini di qualità, difatti Lars Ulrich sembra soffrire questa foga, Kirk Hammett come al solito pasticcia un pochino su alcuni assoli, ma per i fans dei Four Horsemen sono dettagli trascurabili. Robert Trujillo si dimostra sempre più la scelta perfetta per il basso, mentre James Hetfield si conferma come uno dei frontman migliori della scena musicale mondiale. Ma il vero spettacolo nello spettacolo è il pubblico italiano, che non smette un attimo di incitare i propri beniamini e di accompagnare con la voce ogni singolo riff della band, cosa che rende felici anche i Metallica che al termine dello show sembrano non volere abbandonare il palco, con il pubblico che dopo molti minuti dalla fine è ancora tutto lì schierato a inneggiarli.
Ma oltre ai loro grandi classici la band americana porta in scena anche il loro nuovo volto, quello iniziato con il documentario Some Kind Of Monsters, una sorta di reality show continuo in cui sono i fans a scegliere la scaletta, con ultimo televoto durante il live per per scegliere l'ultimo brano ( la spunta Fuel per una manciata di voti su Whiskey In The Jar ), porta i fans sul palco a presentare le canzoni ( Riccardo, al 73° show dei Metallica per Sad But True e Mario a presentare Blackened ).
Come detto la scaletta ripercorre il meglio della band californiana, lasciando spazio anche a un paio di brani che si sentono poco dal vivo, e che permettono al pubblico di cantare a sulle note di The Unforgiven o di ascoltare in tutta la sua bellezza Orion, ultimo regalo lasciatoci su questa terra da Cliff Burton con James Hetfield che lancia un bacio al cielo al termine dell'esecuzione in ricordo dell'amico che non c'è più.


I Metallica ci offrono l'ennesima prova superlativa sul palco, a fare da contraltare agli ultimi lavori in studio non sempre all'altezza. È vero che i fans vogliono sentire sempre gli stessi brani, ma fino a che i Four Horsemen continuano a suonarli così, tutti quanti vogliamo ancora sentirli.

Setlist :

Intro – The Ecstasy Of Gold
Battery
Master Of Puppets
Welcome Home (Sanitarium)
Ride The Lightning
The Unforgiven
Lords Of Summer
...And Justice For All
Sad But True
Fade To Black
Orion
One
For Whom The Bell Tolls
Blackened
Nothing Else Matters
Enter Sandman

Encore :

Creeping Death
Fuel

Seek & Destroy

martedì 1 luglio 2014

Recensione In.visible - Have You Ever Been?

Andrea Morsero è un DJ e batterista che da anni è in giro nel panorama musicale italiano. Questo 2014 lo vede impegnato con il suo progetto solista, In.visible che dà alla luce il primo disco, Have You Ever Been?
Depeche Mode, David Bowie del periodo berlinese, Joy Division e successivi New Order, un accenno di Billy Idol, Kraftwerk e tutto quello di simile che vi può venire in mente. Questo è quello che troverete in Have You Ever Been?. Ma non si tratta di un'opera di mero scopiazzamento qua e là nel passato della new wave e elettronica, anzi ci troviamo davanti a un'elaborazione di ciò fatta con stile e capacità, in cui Andrea Morsero mette in mostra tutta l'esperienza accumulata in questi anni.
Un disco che parte forte, con l'elettronica a comandare le danze con un ritmo incalzante ( Another Place To Be, Leather) ma che ben presto a scavare in atmosfere decisamente più oscure ( Stagen, The Deepest Darkest Side, Feel) per andare a chiudere con una delicata ballata elettronica ( Under).


Fare un bel disco è abbastanza semplice, basta avere delle belle canzoni. E In.visible partendo dalle proprie passioni, riesce a rielaborarle proponendo undici brani di un livello più che buono. E se questo è il debutto, il futuro può essere solo roseo.


Tracklist :
Another Place To Be
Leather
Invisible
Fingers
The Magic
Stagen
The Deepest Darkest Side
Feel
Love Gun
The Second Way
Under