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giovedì 18 dicembre 2014

Recensione Cosmetic - Nomoretato

Si entra in studio con dei brani già pronti, si inizia a registrare e si decide di farlo in analogico e cogliendo appieno quello che succede in sala prove, senza dover mettere poi troppo le mani sul materiale in un secondo momento. L'approccio dei Cosmetic con questo nuovo Nomoretato è alquanto particolare trovandoci nel 2014.
E infatti ascoltando questo quarto lavoro della band emiliana sembra di ritrovarsi proiettati indietro nel tempo di qualche decennio, dove la pulizia sonora non è tra le priorità della band, ma si cerca di ricreare l'atmosfera che permeava l'ambiente durante la nascita di questo lavoro.
Atmosfere sospese tra la voglia di aprirsi totalmente a sonorità pop, e l'anima psichedelica che più volte prova a uscire facendo bella mostra di sé ( Continuum, Nomoretato). E le due anime del disco si mescolano completamente e si amalgamano alla perfezione, creando un complesso sonoro di ottimo livello.
Un disco che guarda al passato, sia tecnicamente sia musicalmente, ma che offre ottimi spunti pure per il futuro. I Cosmetic regalano un disco ispirato e hanno saputo cogliere appieno quest'ispirazione che accompagnava la band.  

giovedì 11 dicembre 2014

Premio Blog 2014

Spadari Consulting quest'anno ha deciso di premiare i Blog indipendenti più meritevoli. Per quel che riguarda la categoria musica hanno deciso di assegnare il premio a noi di Rock Of Ages...
Una cosa inaspettata e inattesa e per questo ancor più gradita e soddisfacente.
Ovviamente i ringraziamenti sono d'obbligo per un qualcosa che non avremmo mai immaginato. 


Per informazioni su questa e altre iniziative potete visitare www.spadariconsulting.com .

mercoledì 10 dicembre 2014

Recensione The Smashing Pumpkins - Monuments to an Elegy

Billy Corgan è vivo e attivo come non mai. Un disco nel 2012 ( Oceania) uno in programma per il prossimo anno ( Day For Night), ecco ora arrivare questo nuovo Monuments to an Elegy.
La prima cosa che balza all'occhio ancor prima di ascoltare l'album è la lunghezza. Soli nove brani di una durata media di neanche quattro minuti, cosa assai strana per i lavori degli Smashing Pumpkins che ci hanno abituato a album dilatati anche esageratamente. Invece in questo caso abbiamo un disco breve e diretto, senza troppe macchinazioni sonore, cosa alquanto strana per la band di Corgan. E anche ascoltandolo ci si rende conto che oltre alla brevità anche i suoni sono decisamente orientati verso un pop più aperto a un pubblico più vasto rispetto al solito. Tastiere e Synth a farla da padroni, solite chitarre potenti ma che non hanno la libertà solita ( niente assoli).
Tiberius è l'anello di congiunzione con il precedente lavoro Oceania, ma poi il disco prende tutt'altra piega, con il consueto uso di chitarre, ma fossilizzandosi troppo sulle tastiere che danno a Monuments to an Elegy un suono quasi datato, molto power-pop anni 80. Non che manchino le intuizioni buone, anche perché Corgan resta sempre Corgan, ma rispetto ai lavori maggiori della band non si riesce a sfruttarli in maniera adeguata. Anaise! Con il suono andare funk porta una ventata di novità che però si perde nel andamento abbastanza statico del disco.


Billy Corgan ha avuto il merito di prendere una generazione che era stata aizzata da Cobain, e l'ha portata verso un'età, e una musica, più adulta. Ma forse ora non riesce più a indirizzare gli spunti nel modo giusto, e ci si limita a vivacchiare in un livello, comunque più che discreto, ma che impallidisce al confronto del passato della band. 

sabato 6 dicembre 2014

Recensioni - My Speaking Shoes - Cronofobia - Kynesis

MY SPEAKING SHOES – SIAMO MAI STATI

Secondo album per la band emiliana, che decide per questo nuovo lavoro di cimentarsi con l'italiano nei testi. Scelta alquanto rischiosa visto il sound della band di Sassuolo, che si destreggia nel noise e lo fa in modo decisamente riuscito. Il disco è un aggressione all'ascoltatore che difficilmente riesce a sfuggirne. Una nota di merito per la voce di Camilla Andreani che si dimostra all'altezza anche in situazioni complicate.
Un ottimo secondo lavoro per i My Speaking Shoes, che riescono a dar seguito alle buone impressioni destate dal primo album.



CRONOFOBIA EP

Nuovo sound per la band bresciana. Si riparte con un EP di soli quattro brani che danno l'idea di quello che sarà il futuro della band. Molto più orientati verso un alternative italiano con molta più importanza ai testi come spesso accade alle band nostrane. Ma con la musica che va a pescare in quella scena di Seattle che ispira gruppi da ormai due decenni (Oggi sembra meglio ricorda sinistramente i Pearl Jam più recenti, il cantato che spesso richiama Cornell).
Quattro traccie sono ben poche per capire se il nuovo percorso è quello giusto, ma ci si può fare un'idea. Che in questo caso non è per nulla male, visto che la band cerca di orientarsi su qualcosa di più accessibile, 
senza tralasciare la qualità.  


KYNESIS – KALI YUGA

Venature Doom, atmosfere al limite del mistico, un tocco di elettronica ben messo. Questa è la ricetta dei torinesi Kynesis che debutta con questo Kali Yuga, primo disco prodotto dalla stessa band.
Trame lunghe e complesse, ordite, mai banali. E che bisogna sentire e risentire per poter cogliere appieno tutte le variazioni sul tema proposte dalla band torinese. Che riesce a spaziare in vari ambiti Metal senza mai perdere la rotta.
Da non amante del metal italico devo dire che si tratta di un ottimo lavoro per i Kynesis, ennesima dimostrazione che nel nostro paese si può fare buona musica.

venerdì 5 dicembre 2014

Racensione AC/DC - Rock or Bust

È stato un shock ricordare che erano passati già sei anni da Black Ice. Sarà che in questi anni gli AC/DC hanno fatto parlare di loro in modo continuo, vuoi per cose positive ( Tour mondiale infinito e milionario) sia per cose negative ( la malattia che ha portato Malcolm Young all'abbandono della band, l'arresto di Phil Rudd accusato di aver organizzato un omicidio). Ma i quarant'anni di carriera sono una data da festeggiare, quindi ecco arrivare Rock or Bust, il diciassettesimo album in studio della band australiana.
E già dall'uscita del singolo Play Balls si era inteso che la band di Angus Young non avrebbe cambiato una virgola rispetto ai loro lavori precedenti. Ma in fondo ci si poteva aspettare altro da una band che è sulla cresta dell'onda da quattro decenni?



Soliti riff, solito cantato di Brian Johnson, il tutto imbastito per portare all'apoteosi degli assoli di Angus Young. Undici brani che faranno contenti i fans, e non faranno cambiare idea a chi non li apprezza. Ma che hanno le potenzialità per essere molto efficaci dal vivo, vero punto di forza degli AC/DC. Perché a dispetto dei loro coetanei che ormai sono prossimi alla pensione, gli show di Angus e soci sono ancora di tutto rispetto.
Cercavate qualcosa di nuovo da questo album? Cambiate direzione. Cercavate il solito sound che negli ultimi venti anni ha accompagnato gli AC/DC? Siete nel posto giusto.