Recensione Verdena - Endkadenz Vol.1
La lingua inglese ogni tanto agevola il
lavoro, riesce a riassumere concetti in una singola parola. Per i
Verdena la parola che ci serve è Hype. Ogni qualvolta esca
una semplice notizia su possibili pubblicazioni della band bergamasca,
si scatena l'inferno nell'ambiente della musica alternativa italiana.
E il motivo è semplice. Sono la più grande Rock band italiana. E
non per la loro musica, o meglio non solo, ma per il modo che hanno
di porsi nel panorama musicale italiano. Loro vanno per la loro
strada, quasi fregandosene di quello che li circonda, e non sono
molte le band che nel nostro paese possono permettersi questo
atteggiamento. Ma loro possono dall'alto di una
carriera scintillante, che li ha portati ai massimi livelli del rock
nostrano.
Ed eccoli ripresentarsi a quattro anni
di distanza dall'ultimo Wow, con
questo nuovo Endkadenz Vol.1,
prima parte delle loro nuove composizioni, con la seconda che vedrà la
luce tra qualche mese per scelta della casa discografica, che non ha
pubblicato in un unica volta i ventisette brani incisi dalla band
lombarda. Ed è qua che esce lo stile dei Verdena,
in
queste scelte. Dopo il successo di Wow,
sia di pubblico che di critica, avrebbero potuto proseguire su quella
strada, invece eccoli presentarsi con un nuovo doppio album che di
questi tempi è una rarità assoluta.
Ma
è dal punto di vista musicale che le scelte dei Verdena
impongono il loro stile. E se il primo singolo estratto, Un
po' esageri, aveva
lasciato interdetti per un suono orientato quasi al pop, già con il
primo brano di questo Endkadenz vol.1 ( Ho una fissa) ecco ritornare quelle chitarre quasi stoner, che sembrano essere un
trait d'union tra il precedente album e questo. Ma già da Puzzle
le
sorprese sono dietro l'angolo, con le trame intricate tra piano e
chitarre, in cui Alberto
Ferrari mostra
grande maturità compositiva. E una ricercatezza che si è sempre
evoluta nella loro discografia e non accenna ad arrestarsi. Perché
da qui inizia un percorso in stili e generi che si muove tra ballate
( Nevischio,
Vivere di Conseguenza)
e chitarre che tornano a farsi acide ( Rilievo,
Inno del Perdersi),
suoni vicini all'Industrial (Derek)
fino a una suite finale elettronica e drammatica. Un totale di
tredici brani che inneggiano al Lo-fi ma che in fondo non lo sono per
nulla, visto il lavoro che viene fatto su ogni singola canzone.
In
attesa del secondo volume di questa nuovo epopea musicale, i Verdena
spiegano una volta di più la tanta attesa nei loro confronti. Più
che davanti a un disco ci si trova davanti a un'esperienza musicale
totale, in cui perdersi in ripetuti ascolti. Ma che devono essere
attenti e meticolosi, per non perdersi neanche una sfumatura di
questo lavoro immenso.
Recensione Verdena - Endkadenz Vol.1
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