Recensione Pink Floyd - The Endless River
Una sorta di funerale celebrato con
venti anni di ritardo. Questo sembra essere The Endless River.
La celebrazione di una band morta due decenni fa, ma sempre tra i
primi come gradimento del pubblico. Perché i Pink
Floyd
hanno segnato la vita di chiunque si sia avvicinato a loro. E
difficilmente sono tornati indietro. Ecco ora arrivare questi scarti
degli ultimi lavori, quando la band era guidata da Gilmour.
Ed
è proprio il chitarrista del band britannica a dominare la scena,
con Mason a
fare da supporto in questa rivisitazione di vecchi pezzi mai
pubblicati. Si risente, con piacere, anche il defunto Wright
alle
tastiere con registrazioni vecchie di decenni. Ma è proprio il
grande assente quello di cui si sente la mancanza. Come gli ultimi
due lavori ( A Momentary Lapse of Reason e
The Division Bell)
viene a mancare il genio, quello che erano stati prima Barrett
poi
Waters.
Il
disco è tecnicamente impeccabile, eseguito alla perfezione, ma manca
lo spunto decisivo. Ci si perde ad ascoltarlo, le atmosfere fanno
tornare la mente a anni ormai passati. L'essere totalmente
strumentale, fatta eccezione per il singolo Louder Than
Words, rende l'esperimento
ancora più a pannaggio di Gilmour
che giostra a piacimento
i tempi del disco, dote in cui è sempre stato artista superbo.
Per
chi vi scrive questo era il disco più atteso dell'anno. Forse del
decennio. E il risultato non mi ha deluso più di tanto. Si torna
agli ultimi anni della band, probabilmente non i migliori, ma che
comunque offrivano comunque picchi di assoluta grandezza. Ma resta
sempre un funerale, quindi si arriva a fine disco con la
consapevolezza che sarà l'ultima puntata di una grandissima storia.
Recensione Pink Floyd - The Endless River
Reviewed by Unknown
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20:50
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