Recensione Public Service Broadcasting - The Race For Space
L'uomo ha sempre sognato le stelle. Il
gusto per l'ignoto e l'inspiegabile ha sempre attirato magneticamente
l'uomo. Ed è sempre stato tra i temi centrali per l'arte del
ventesimo secolo, il cinema su tutti. Ma neanche la musica è stata
esente, a partire da quella Space Oddity che fece le prime fortune di
David Bowie. Ed è il tema portante del secondo lavoro dei Public
Service Broadcasting, The Race For Space.
Nastri originali dell'epoca della corsa allo spazio in piena Guerra
Fredda, formano un collage in cui si parte dal discorso di JFK sulla
conquista del cosmo, all'incidente dell'Apollo 1 e passando anche
dall'altra parte con lo Sputnik e Gagarin. E il disco presenta anche
una doppia copertina, appunto una per il lato americano e una per
quello sovietico.
Ma il collage è anche musicale, perché se è vero che di base The
Race For Space è un disco di musica elettronica, il viaggio
viene fatto anche dal duo inglese alla ricerca di suoni sempre
diversi. Dal Post-rock che ascoltiamo in The Other Side, ai
ritmi Funk del primo singolo Gagarin, alla tragicità
elettronica di Fire in the Cockpit, fino all'estremo quasi
Techno di Sputnik. Una varietà di situazioni che evita il
rischio di già sentito che spesso accompagna la musica elettronica.
I PSB si confermano su ottimi livelli dopo il disco d'esordio.
E dimostrano di avere una fantasia e creatività più alta rispetto
alla media. Accompagnate da una perfezione tecnica che riesce a
inserire alla perfezione parole e discorsi di mezzo secolo fa,
all'interno di un contesto musicale moderno ed elaborato, facendoli
sembrare dei nostri giorni.
Recensione Public Service Broadcasting - The Race For Space
Reviewed by Unknown
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