Recensione Francesco Baccini - Nomi e Cognomi
Francesco Baccini è sempre stato un
po' snobbato dal pubblico e dalla critica italiana. Nel 1992
all'uscita di questo disco aveva alle spalle già due album in studio
e soprattutto una collaborazione con Fabrizio De André per Genova
Blues. Lo stile scanzonato e
irrisorio delle precedenti produzioni sfocia in questo album in cui
Baccini si prende gioco e stigmatizza vizi e comportamenti di diversi
personaggi sia reali che inventati, e trova modo per descrivere un
ritratto anche di se stesso.
Il
filo conduttore del disco è la grande ironia con cui il cantante
genovese va a punzecchiare i diversi personaggi presi in
considerazione. La difesa a spada tratta nei confronti di Giulio
Andreotti è l'esempio più
lampante, ma anche le giustificazioni trovate per la
tossicodipendenza di Diego
Armando Maradona (
Tutti tirano lo
sai...
). Non
mancano colpi diretti anche ai colleghi come Antonello
Venditti e
Adriano
Celentano
colpiti per la loro poetica o per il loro fare da guide spirituali.
Quando
una persona è ironica è disposta anche a farla su se stesso,
infatti Francesco
Baccini
è una critica al suo modo di fare, soprattutto nei rapporti con
l'altro sesso. Mago
Ciro e
Margherita
Baldacci sono
due protagonisti inventati, creati per andare a criticare altre
situazioni, vuoi che siano i fantomatici maghi televisivi, o che
siano i suoi colleghi con canzoni smielate e disperate. Ma il punto
più alto del disco è senz'altro la ballata che Baccini dedica a
Renato Curcio,
ex brigatista, in cui con voce e piano si lascia da parte l'ironia
per riflettere sugli anni di piombo.
Uno
dei dischi che negli anni '90 sono passati più sottotraccia, ma che
dimostrano un'artista nel pieno della sua forma compositiva, un disco
che in molti ricordano per il fatto di fare nomi e cognomi degli
attaccati, quando in realtà andrebbe ricordato dal punto di vista
artistico, vista la varietà musicale offerta.
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