Recensione The Wall - Pink Floyd
Nel 1979 i Pink Floyd erano già una
delle più grandi band della storia. In soli dodici anni avevano alle
spalle capolavori del calibro di Meddle, Wish You Were Here, The
Piper And The Gates Of Dawn ma
soprattutto The Dark Side Of The Moon.
Roger Waters, la mente della band dopo
l'allontanamento di Syd Barrett, decide di mettere mano a un progetto
che aveva in mente da molti anni. La storia di una rockstar dalla sua
nascita e in tutta la sua carriera, rincorso e oppresso da tutti i
suoi demoni e le sue ossessioni, che altro che non sono quelle dello
stesso Waters. Dalla morte del padre in guerra fino al successo
musicale, passando per il rapporto conflittuale con la madre, Waters
mette tutto in questo disco. E il risultato è un'opera rock di
dimensioni mastodontiche, che otterrà un successo incredibile ma che
porterà anche alla spaccatura definitiva tra le due anime della
band.
Un disco che porterà ad un film e che
ancora oggi Roger Waters continua a portare in tour come più ditrent'anni fa, continuando a suonare dietro a questo muro che la
mente costruisce per nascondersi.
Un lavoro eccezionale nel complesso, ma
anche prendendo singolarmente i brani si poteva tranquillamente
tirare fuori un capolavoro con la metà dei pezzi. Another Brick
In The Wall, Hey You, Young Lust, In The Flesh
sarebbero stati già di loro dei pezzi di storia ma che racchiusi
all'interno di una storia risultano ancora più efficaci. Anche se
l'apice si tocca con Comfortably Numb
che a tutt'oggi è probabilmente ancora il punto più alto della
produzione dei Pink Floyd.
Un
viaggio di sola andata nella mente umana, con tutte le sue paure e
paranoie, è quello che Roger Waters è riuscito a creare. Un disco
meraviglioso che però gli è costato la fine della sua storia nei
Pink Floyd, ma anche l'elevazione a artista geniale e tra i più
creativi che il ventesimo secolo ci ha regalato.
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