Recensione Bruce Springsteen - Born To Run
“Ho
visto il futuro del rock'n'roll e il suo nome è Bruce Springsteen”
– Jon Landau, Maggio 1974
Le
parole di Landau potevano sembrare esagerate se si analizza il
periodo in cui furono dette. Springsteen era un giovane musicista con
alle spalle già due album, che non avevano riscosso alcun successo
commerciale, ma le sue esibizioni dal vivo erano già molto
conosciute nella costa Est degli Stati Uniti. Ma nel 1975 arrivò il
terzo disco di Bruce, e le parole di Landau divennero quasi una
profezia. Born To Run segnava la svolta per il cantante del
New Jersey. Accompagnato dalla fidata E-Street Band, il disco regala
otto brani di un'intensità memorabile, soprattutto dal lato emotivo.
Già
dall'attacco di Thunder Road con la voce del Boss che si
intreccia con il piano si può iniziare a capire che ci si trova
davanti a qualcosa di completamente diverso rispetto ai precedenti
lavori di Springsteen. Le chitarre hanno un ruolo sempre più
determinante, ma a fare la differenza ( come per i successivi 30 e
più anni ) sarà il sax di Clarence Clemons capace
di far uscire un suono quasi magico.
Bruce
Springsteen più che un cantautore è sempre stato un cantastorie. Ha
sempre raccontato le storie un'America spesso dimenticata, quella
degli operai e dei proletari. Le storie della parte più umile della
società, la stessa da cui lui proviene, andando sempre a rinnegare
quel sogno americano tanto decantato dalla cultura statunitense. E
non fa eccezione questo lavoro, in cui il Boss va a raccontare storie
di reietti, costretti a lottare ogni giorno per sopravvivere. E lo fa
con la sua voce roca che da sempre è stata il suo marchio di
fabbrica.
Born
To Run
è solamente il primo grande capitolo di una storia ormai
quarantennale, la prima vera pietra miliare di un'artista che con i
dischi successivi ce ne regalerà ancora altre e che ancora oggi non
smette di dare tutto se stesso per i suoi fans, sia dal vivo che in
studio. Ma è da qui che tutto è partito e da qui che si iniziano a
comprendere fino in fondo le parole che Landau spese nel 1974.
Recensione Bruce Springsteen - Born To Run
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