Recensione Mumford and Sons - Wilder Mind
All'uscita del singolo Believe
erano stati in parecchi a storcere il naso. Più che ascoltare un
brano dei Mumford and Sons
sembrava di essere davanti a un nuovo singolo dei Coldplay. O di una
qualsiasi delle band britanniche che seguono quel filone.
Wilder Mind
è senza ombra di dubbio uno dei lavori più attesi di questo 2015,
con una band ormai lanciata verso il successo mondiale e che
attendeva solo la definitiva consacrazione, che probabilmente verrà
raggiunta da questo disco, ma sarà solo una consacrazione
commerciale e non artistica. Perché Wilder Mind
suona
a tutti gli effetti come un disco perfetto per i passaggi radio, per
allargarsi a una fetta di pubblico sempre più ampia, ma perde
l'anima che contraddistingueva la band inglese.
L'ingresso
della batteria nel suono dei Mumford
and Sons poteva
effettivamente far fare il salto di qualità a quel suond che
rifacendosi al passato aveva stimolato una generazione di musicisti
un po' statici sulle loro convinzioni. Qualche accenno ai primi due
lavori lo si trova ( Just
Smoke)
ma è un qualche frammento in un lavoro che va del tutto in un'altra
direzione.
Scelta
abbastanza incomprensibile per la band guidata da Marcus
Mumford quella
di cambiare totalmente le carte in tavola. Wilder
Mind
è non nel senso più assoluto un brutto disco, ma suona come altri
mille in circolazione. A questo punto non resta che sperare in un
ritorno al passato già dal prossimo lavoro, in modo da poter
ricordare questo come un esperimento non riuscitissimo.
Recensione Mumford and Sons - Wilder Mind
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