Recensione Deep Purple - Now What?!
Otto Anni. Tanto è passato da "Rapture of the deep", la loro ultima impresa discografica. Nel dicembre del 2009 durante il loro live a Roma (Esperienza da provare un loro concerto) Ian Gillan annunciò che presto avrebbero registrato del nuovo materiale. Ecco quel presto significava dover attendere altri tre anni e mezzo.
Anticipato il 29 marzo dal singolo "All the time in the World" ecco arrivare il nuovo disco dei padri fondatori dell'Hard Rock.
Come si fa a giudicare il nuovo disco di uno dei gruppi che ti hanno formato, sapendo già che non sarà all'altezza dei capolavori della band? Si prova a ascoltarlo con orecchio distaccato, anche se l'impresa è dura visto che comunque si finisce sempre a fare paragoni con gli album precendenti.
Quindi partiamo da un assunto, non ci troviamo davanti a un capolavoro. Ma tra le mani abbiamo un disco solido che non pretende di essere una pietra miliare, che resta un disco alla Deep Purple anni 2000.
Ovviamente con più di quaranta anni di carriera alle spalle è naturale che l'ispirazione non sia più quella del periodo d'oro, ma questo viene compensato da una maestria tecnica che nessuno ha mai osato mettere in dubbio per i cinque inglesi (Per la verità 4+1. Morse è americano). Già il fatto di affidarsi alla produzione a un mostro sacro come Bob Ezrin (Pink Floyd, Lou Reed e Kiss per citarne alcuni) stava a significare che i Deep Purple non avrebbero voluto scadere in un prodotto mediocre.
L'album mantiene un suo standard per tutte e 12 le traccie, godendo di qualche alto ma fortunatamente non cadendo mai in basso.
Gillan non eccede mai e dimostra anche ai più scettici che le sue doti vocali non sono mai venute meno. Steve Morse è il più ispirato della band e forse anche il più lasciato sciolto e libero di suonare la sua musica. Aiery in alcuni passaggi prova a fare il Jon Lord non demeritando.
Proprio il Jon Lord venuto a mancare nel luglio 2012 e a cui non potevano mancare delle dediche da parte della band, vista l'importanza avuta dal tastierista nella nascita e affermazione dei Deep Purple. "Uncommon Man" e "Above and Beyond" sono le traccie che il gruppo ha voluto dedicare a quel membro che aveva portato un tocco di Prog nella band Hard Rock per antonomasia.
"Hell to Pay" e "Après Vous" sono sicuramente le due canzoni più ispirate del disco, quelle che fanno tornare alla mente i vecchi Purple, Quelli che partivano in jam interminabili e hanno insegnato a buona parte dei musicisti moderni come si faccia musica.
In fin dei conti ci troviamo di fronte a un disco che prova a venire incontro alle esigenze sia della vecchia guardia di fan, sia ai meno accaniti, riuscendo a soddisfare entrambe le categorie.
TRACKLIST
A Simple Song
Weirdistan
Out of Hand
Hell to Pay
Body Line
Above and Beyond
Blood from a Stone
Uncommon Man
Apres Vous
All the Time in the World
Vincent Price
It'll Be Mine ( Bonus Track )
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