Recensione Gogol Bordello - Pura Vida Conspiracy
“Perché cambiare una formula che funziona così bene?” questo devono
essersi domandati Eugene Hutz e compagni mentre registravano il nuovo
album. E la risposta è stata di non cambiarla. Ormai eletti a
portabandiera della musica folk mondiale, titolo guadagnato a furia
di live incandescenti, i Gogol Bordello tornano con il loro nono
album.
Una
premessa è d'obbligo. Non è un brutto disco ma neanche il migliore
della band. Dodici brani che vanno via veloci, con la solita
contaminazione di stili e culture che da sempre contraddistingue la
band.
Già
il primo singolo e apripista del disco We Rise Again aveva
fatto intuire che non ci sarebbero stata grosse variazioni sul tema
che i Gogol Bordello portano avanti dal lontano 1999. Le chitarre
latineggianti dei due pezzi successivi (Dig Deep Enough,
Malandrino) non fanno altro che
far capire quanto la band dia importanza a tutti i generi di questo
mondo. Proprio Malandrino
si candida a essere il pezzo che più spopolerà, per un riff e un
ritornello alquanto accattivanti. Lost Innocent World
non porta molte variazioni, anzi tende a confermare quanto la band ci
sappia fare con un certo tipo di sonorità.
Se
le prime quattro traccie sono abbastanza in linea con i classici
della band, dando una significativa scossa energetica a tutto
l'album, con il procedere ci si rende sempre più conto di come i
Gogol abbiano puntato più sul lato rock rispetto a quel folk che era
il loro marchio di fabbrica. Non che i suoni si discostino molto dal
tema principale, però l'accento viene messo principalmente sul lato
punk del gruppo. Quindi tra ritmi in levare che richiamano al reggae
(Rainbow), e un tango
neanche troppo velato (I Just Realized) il
disco procede facilmente verso la fine. Ma la band dimostra di non
essere solo quella che suona a 100 all'ora per infiammare le platee,
e difatti ci regala anche un paio di ottime ballate (I Just
Realized, We Shall Sail ).
Inoltre il processo di Clashizzazione della band sembra sempre più
in stato avanzato, con la voce di Hutz che sempre più spesso
richiama quella di Joe Strummer.
Ripeto,
non un brutto disco, ma quando sei il migliore nel tuo genere è
normale che ci si aspetti da te sempre qualcosa in più. Il classico
album che se lo avesse proposto un qualsiasi altro gruppo che fa lo
stesso tipo di musica, sarebbe stato subito eletto a miglior lavoro
della carriera, purtroppo quando alle spalle hai una discografia
notevole, il confronto è inevitabile.
Tracklist:
1.
We Rise Again
2. Dig Deep Enough
3. Malandrino
4. Lost Innocent World
5. It Is The Way You Name Your Ship
6. The Other Side Of Rainbow
7. Amen
8. I Just Realized
9. My Gypsy Auto Pilot
10. Hieroglyph
11. John The Conqueror (Truth Is Always The Same)
12. We Shall Sail
2. Dig Deep Enough
3. Malandrino
4. Lost Innocent World
5. It Is The Way You Name Your Ship
6. The Other Side Of Rainbow
7. Amen
8. I Just Realized
9. My Gypsy Auto Pilot
10. Hieroglyph
11. John The Conqueror (Truth Is Always The Same)
12. We Shall Sail
Recensione Gogol Bordello - Pura Vida Conspiracy
Reviewed by Unknown
on
17:32
Rating:

Post a Comment