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Recensione Franco Battiato - Joe Patti's Experimental Group

Confesso. Quando ho letto le interviste e gli articoli che parlavano del ritorno all'elettronica di Franco Battiato un brivido mi ha attraversato la schiena. La fase successiva è stata l'elaborazione. Quando arriva una notizia del genere la paura c'è sempre. Tornare a fare quello che facevi trenta e più anni fa ti porta su un confine sottilissimo, tra un grande lavoro e l'essere la caricatura di te stesso. Ecco perché l'attesa per questo Joe Patti's Experimental Group, per quel che mi riguarda, era alle stelle.
Quello che sentiamo in questo nuovo lavoro è un Battiato che suona, canta, declama, interpreta e si dimostra in uno stato di ispirazione ottima. Crea, con l'aiuto di Pino Pinaxa Pishetola, un'atmosfera antica, ma che non scade mai nel vecchio o già sentito. Perché si torna a sperimentare come negli anni '70 e si cerca di aggiungere qualcosa a quel meraviglioso passato, andando anche a ripescare un pezzo da quel periodo e riproponendolo in nuova veste ( Proprietà Proibita).
Trama intricate, linee melodiche che si intrecciano con sintetizzatori, voci che si accavallano tra loro. In alcuni tratti Battiato sembra divertirsi a riscoprire qualcosa che non proponeva da una vita, ma che aveva lasciato sotto forma di indizio negli ultimi lavori.


Joe Patti's Experimental Group poteva essere uno dei lavori peggiori dell'anno. Non sono pochi gli artisti che raggiunta una certa età si mettono in gioco in campi non più loro e ne escono sconfitti. Battiato ne esce egregiamente con un lavoro che non perde interesse a ogni singolo ascolto, che invece a ogni volta che si mette il disco si scopre qualcosa di nuovo.


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