Recensione Slayer - Reign In Blood
Il 1986 è stato l'anno della svolta
per l'espansione del Trash Metal. Gli Anthrax e i Megadeth iniziavano
ad avere i primi successi con i loro lavori iniziali, mentre i Metallica
pubblicano la pietra miliare del genere, Master Of Puppets. In
questo ambito gli Slayer decisero di cambiare produttore ed affidarsi
a Rick Rubin, che all'epoca si era cimentato solo con gruppi hip hop,
e registrarono il loro terzo album, Reign In Blood.
Reign In Blood
è un punto di svolta nella carriera della band. I suoni si fanno
ancor più scarni e potenti, il tecnicismo delle altre band metal
viene un attimo accantonato per dar più importanza ai riff e alla
batteria. E il risultato è uno dei dischi più violenti e diretti
della storia. Per ventotto minuti si viene presi a pugni dalle
chitarre di King e Hammerman, dalla batteria di Lombardo e dalle
grida di Araya. È un disco che non ha compromessi, è senza fronzoli
ed arriva diritto all'obiettivo. È un puro concentrato di forza e
pesantezza, che a partire da Angel Of Death fino
alle conclusive Postmortem e
Raining Blood non
concede un attimo di tregua a chi ascolta.
Ma il
disco non fu esente da polemiche proprio per l'eccessiva violenza nei
temi trattati. Il pezzo che ancor oggi continua a far discutere è
Angel Of Death che
parlando di un criminale nazista soprannominato per l'appunto
“L'angelo della morte”, portò molte associazioni ad accusare la
band di essere filonazista. Ma anche altri brani del disco
incontrarono il poco favore dei benpensanti, accusando la band di
affrontare temi troppo scabrosi e violenti.
Ma nonostante le polemiche il Reign In Blood deve essere ricordato come uno dei più grandi dischi Metal della storia, nonché precursore di nuovi generi musicali che sarebbero nati e derivati da questo album, come il Death Metal e lo Speed Metal. A tutti gli effetti una delle pietre miliari nella musica Rock, che va a segnare decisamente il 1986 come l'anno di massimo splendore per il Trash Metal.
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