Recensione Zen Circus - Canzoni Contro La Natura
Dopo essersi presi un anno sabbatico,
il 2013, ecco tornare con un nuovo disco gli Zen Circus. Ottavo disco
in studio per la band pisana e terzo completamente in italiano, dopo
gli ottimi Andate Tutti Affanculo e
Nati Per Subire.
Canzoni Contro La Natura
arriva a tre anni di distanza da Nati Per Subire,
ma soprattutto dopo il 2013 che come detto è stato un anno di pausa
per la band, ma non per i singoli componenti. E mentre Ufo girava per
l'Italia a dilettarsi come DJ, Karim Qqru e Appino hanno dato alle
stampe i loro primi lavori paralleli, La Notte Dei Lunghi Coltelli
per il batterista, ma soprattutto Appino che con il suo Il Testamento si è
addirittura aggiudicato la targa Tenco come miglior opera prima.
La
prima cosa che si nota dall'ascolto di questo nuovo album, è che
ormai gli Zen Circus sono diventati grandi. La metamorfosi che ha
preso il via con Andate Tutti Affanculo
è completa, e la band pisana si trova probabilmente nel punto più
alto della sua carriera.
Gli
Zen da quando hanno iniziato a cantare in italiano, hanno tirato
fuori tutto il loro lato nazional-popolare. Ma non nell'accezione
negativa del termine. Hanno iniziato a cantare del nostro paese, e in
particolar modo di una generazione che sembra essere allo sbando,
senza sapere quello che ha e quello che vuole. Ma non si sono mai
eretti a guida spirituale di una generazione come in passato è
accaduto ad altre band. Loro si sono limitati ad osservare e cantare
soprattutto i lati negativi di questi giovani italiani.
E non
fa eccezione questo nuovo lavoro della band pisana. Le canzoni di
questo album sono si contro la natura, ma contro la natura umana.
Quella natura umana ormai deviata con comportamenti e modi di fare
tipici del nostro Bel Paese. Già dai due singoli, Viva e
Postumia, la via degli
Zen Circus è parsa subito molto chiara. La falsariga è quella dei
precedenti due lavori, si parla dell'Italia di oggi, con tutte le sue
contraddizioni. E proprio Viva è
un inno al qualunquismo, in cui tutto è da esaltare ( dal Duce alla
Fica ) in pieno stile italico. Ma c'è anche la crisi e i giovani che
non hanno prospettive ( Postumia, Vai Vai Vai, No Way
), così come
ovviamente si parla anche della Natura, quella con la N maiuscola,
quella che fa paura ( Canzone
Contro La Natura ) e come
in tutti i dischi degli Zen anche Dio è al centro dell'attenzione e
nella riuscitissima ballata Albero Di Tiglio, Appino
e soci si domandano come sarebbe se Dio invece che forma umana avesse
quella di un albero.
Ma
essendo come detto nazional-popolari non mancano i riferimenti alla
nostra musica e cultura. Si va da Ungaretti a De André ( L'Anarchico
e Il Generale ), ai grillini e
Ligabue ( Viva ) fino
a richiami di Rino Gaetano.
Gli
Zen Circus sfornano un altro lavoro all'altezza delle aspettative,
che magari non accontenterà tutti i loro fans, viste anche alcune
scelte musicali azzardate, un disco in cui è difficile riconoscere
troppe tracce alla loro maniera, ma che come detto risulta essere
molto più adulto e maturo. Un disco che serve a ricordare, se ce ne
fosse bisogno, che gli Zen Circus sono tra le migliori realtà
musicali italiane.
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