Recensione Rino Gaetano - Ingresso Libero
Il 1974 è stato un anno di grandi
stravolgimenti soprattutto in ambito musicale. Si assiste alla
nascita del punk e di conseguenza tutti i cambiamenti che porterà.
Nel nostro paese arriva un altro sconvolgimento, seppur in tono
minore e che avrà bisogno di molto più tempo per essere compreso
appieno. Viene dato alle stampe Ingresso Libero, il
debutto discografico di Rino Gaetano.
Ovviamente
non è tutto subito chiaro sin dall'inizio difatti il disco non ebbe
il successo sperato. Lo stesso Rino era molto dubbioso sulle sue doti
di cantante, lui che si considerava principalmente un autore.
Fin da
questo primo album si possono notare le caratteristiche portanti che
faranno in seguito le fortune di Rino Gaetano. Un misto di impegno
sociale e nonsense che nel corso degli anni diverrà sempre più
marcato. Lo stile dissacrante nei confronti del cantautorato italiano
prende piede in diversi brani ( A.D. 4000 D.C. , E La
Vecchia Salta Con L'Asta, A Khatmandu ) ma
c'è comunque un piede sempre alle radici dei cantautori italiani,
radici fatte di impegno sociale ( Agapito Malteni Il
Ferroviere, L'Operaio Della Fiat
) e di brani più vicini alle melodie italiche ( Tu, Forse
Non Essenzialmente Tu, I Tuoi Occhi Sono Pieni Di Sale, Supponiamo Un
Amore ).
Un
disco che è stato rivalutato nel corso degli anni, specialmente dopo
il successo derivato dai successivi lavori di Rino. Un album che già
mostra tutte le capacità compositive e l'irriverenza del cantautore
calabrese. Un lavoro che contiene alcuni dei primi classici di Rino
che resteranno per sempre nella storia.
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